giovedì 24 dicembre 2009

SOL INVICTUS, LUX MUNDI

Dalla mezzanotte sarà gran festa nella casa d’ogni Cavaliere. Si ricorda come la Luce vince sulle tenebre, si rinnovella la Nascita del Supremo Condottiero. Già nei Tempi Antichi si conosceva questa Somma Verità Universale, e con gran desiderio si attendeva la prima Parusia, benché solo secoli dopo si vide la Luce scendere nella materia, nel mondo, e diventare addirittura Uomo. Solo secoli dopo, finalmente, fu concessa l’Epifania, e ai Poveri e agli Umili fu dato di conoscere la Vera Luce.
Così Giovanni: “Veniva nel mondo la Luce Vera, Quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, eppure il mondo non Lo riconobbe. Venne fra la Sua gente, ma i Suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare Figli di Dio: a quelli che credono nel Suo Nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la Sua Gloria, Gloria come di Unigenito dal Padre, Pieno di Grazia e di Verità”.
Non ci resta dunque che gioire, rimembrando queste Verità in noi, custodendo in noi la Luce Vittoriosa, facendo a Essa riflesso sulla nostra Spada, e attendere con Fede e Speranza la Seconda Venuta del nostro Re, che “come un lampo viene da Oriente e brilla fino a Occidente”.
Alleluja!

lunedì 21 dicembre 2009

PRESSO L'ANZIANO


Chi mai avrebbe immaginato che l’Anziano avrebbe concesso a questo misero cavaliere, ultimo tra gli ultimi, la grazia di essere ricevuto? Gioia profonda e grande inadeguatezza si sono mischiate all’arrivo della sua missiva. Come mai avrebbe potuto apparire ai suoi Occhi Saggi questo Soldato giovane e sprovveduto? Ho attraversato quasi tutta la Penisola per raggiungerlo, avversato dalla tormenta di neve e dal vento gelido, sperando nel lungo e periglioso viaggio di emendarmi di qualche colpa e di alcune debolezze prima d’arrivare.
Tanto la partenza quanto il viaggio sono stati duramente osteggiati dal nemico, che sempre cerca di contrastare la comunione dei Soldati. Ma gli Angeli mi hanno guidato e custodito, e finalmente, quasi al tramonto, sono giunto.
Sono rimasti al mondo pochissimi Senechaux, pochissimi che Sappiano e Conoscano profondamente la Verità, che abbiano Combattuto aspramente per tutta una vita, tanto da poter essere considerati delle Guide. Pur cercando in tutte le singole Tradizioni Particolari, pochissimi sono coloro che hanno ricevuto la Conoscenza dei Misteri dall’Alto al Basso e da Sinistra a Destra. Pochissimi quelli che Sanno ove riposa eppur non riposa l’Uroboros, che Conoscono la Sapienza in quasi Tutta la Sua Profondità. Sono essi il Manipolo Sceltissimo dell'Esercito della Tradizione, il Drappello a guardia del Vessillo, che il Signore ha mandato come Avanguardia e Custodia dell'Insegna, che è pure Segnale di Direzione. L’Altissimo ha allungato i loro giorni, affinché molti Guerrieri possano ricevere da essi ammaestramento e direzione. Eppure costoro sono spesso dimenticati, e pochi si preoccupano d’avere il Loro Preziosissimo Consiglio.
Il Saggio Guardava Oltre mentre parlava, e il suo parlare sembrava provenire da Molto Lontano. Ciò che un Anziano Guerriero dice deve essere lungamente meditato, e lentamente maturare nell’animo del Cavaliere. Egli, tra le altre cose, conferma che le Profezie si stanno avverando, e che la Seconda Parusia non è troppo lontana. Avverte che il nemico tenta con sempre più audacia di insinuarsi nei Templi e nei Palazzi. Ricorda che le Forze Invisibili dell’Ordine sono molte di più, e molto più Potenti, di quelle del disordine.
E incita a combattere, sempre più strenuamente, senza paura, rinsaldando e stringendo i Ranghi, riducendo la distanza tra gli Scudi.
Avevo ansia e indecisione per quello che avrei dovuto o potuto dire innanzi al Savio. Ma ora ho compreso, e la Verità è sempre Semplice; un precetto che peraltro già avrei dovuto conoscere: innanzi ai Saggi Anziani v’è solo da Ascoltare.

venerdì 4 dicembre 2009

SAN GALGANO, CAVALIERE ASCETA


Galgano, Santo Cavaliere della Milizia Celeste. Poco conosciuto, questo Prode, eppure il primo Santo ufficialmente canonizzato. Non rinunciò alla Cavalleria, come qualcuno vorrebbe far intendere, anzi.. Passò dalla milizia terrestre a ben Più Alta e Più Potente Milizia, Quella dei Cieli. Non abbandonò il suo mantello equestre per vestire l’abito monacale, ma quello stesso mantello, rovesciato, utilizzò come veste. Il Cavaliere che rinunciava alla vita d’armi e si ritirava a vita contemplativa, come era d’uso ai tempi, donava la sua spada al monastero in cui si sarebbe ritirato. In un improvviso impeto emotivo, più facilmente, avrebbe scaraventato la sua arma lontano da sé. Ma Galgano la conficca nella terra, e non in un luogo qualsiasi, ma ove l’Arcangelo gli aveva indicato, il Mons Saeptus. Nemmeno si allontana dalla spada, ma rimane ai piedi di questa Spada-Croce, a pregare. Contemplazione nell'azione, e azione nella contemplazione. Lì, attorno alla Spada, secondo Sue stesse disposizioni, sarà poi costruita la Rotonda. Egli non mutò la sua condizione, non passò dalla Casta Guerriera a quella Sacerdotale, ma rimanendo Guerriero iniziò una Nuova Militanza. Rimanendo Guerriero riconobbe però un Centro, a Esso dedicò la Sua Arma, e intorno all’Axis Mundi ritrovato realizzò la Sua Nuova Vita. Da mille anni la Spada è là, miracolosamente saldata al suolo e alla pietra, Simbolo Universale ed esempio solidissimo; da mille anni i Cavalieri possono accostarvisi a pregare e meditare e, qualora ne fossero degni, idealmente riprenderLa per offrirsi, anche loro, al servizio del Signore degli Eserciti.

martedì 24 novembre 2009

SEGNI, PREMONIZIONI, AMMONIMENTI

Perché negare che lo Spirito possa ancora parlare ad alcuni, ne siano questi consapevoli o meno? Non è forse scritto nei Sacri Libri “Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno” ?
Solo un minimo esempio: esiste un quadro che fu dipinto molto prima del settembre dell’Anno del Signore 2001. Due anni prima circa. Un Angelo innanzi a due torri sembra tristemente assorto. Il titolo che il Mastro Artigiano diede all’opera è “Sepolcri”. Nessuna coincidenza, perché, come già detto, le coincidenze non possono sussistere innanzi alla Volontà Divina. Dunque un Segno, anzi, una premonizione e un ammonimento.
Quanti sono, ahinoi, i Messaggi che quotidianamente vengono ignorati! Eppure lo Spirito sempre parla al Cavaliere, sempre lo guida. Sempre l’Altissimo manda i Suoi Messi per questo Impero decaduto a proclamare la Sua Parola e la Sua Legge. Egli parla alle genti attraverso le Pietre dei Templi, tuona i Suoi Proclami nel mezzo della burrasca, promette il Suo Favore nella luce del sole e nel profumo della terra arata. Talvolta consiglia per le labbra d’un Amico, o la bocca d’un Anziano. Capita che il Suo Spirito ci parli attraverso un Veggente, ma anche un povero vagabondo. In mille modi l’Onnipotente mette in guardia l’uomo dagli sconvolgimenti e dal male che egli stesso è capace di causare, in mille modi lo consiglia sul bene che sarebbe capace di fare; sempre più frequentemente Egli ammonisce in questi Tempi Ultimi. Ma molti non Lo ascoltano.
Il buon Cavaliere è sempre attento. Non lascia che il suo orecchio si preoccupi delle faccende mondane e degli inutili chiacchiericci, ma lo tiene ben teso verso Ciò che gli altri non odono. Un vero Cavaliere sa ascoltare l’Inudibile. Come ha fatto il Pittore...

mercoledì 11 novembre 2009

LIBRI MALEDETTI

Senz’altro il più famoso è il Necronomicon. Benché ve ne siano molti altri. Ci si domanda se libri di questo genere esistano realmente, o siano frutto della fantasia di alcuni scrittori di romanzi. Ci si domanda se abbiano davvero qualche particolare potere. In effetti ogni libro, dal romanzo al manuale di cucito, è capace di provocare cambiamenti nello stato d’animo, modificazioni che a volte sono ricercate propriamente dall’autore, altre volte sono indipendenti dalla sua volontà.
Nel caso dei libri in argomento, non solo l’autore ricerca tali effetti, ma questi sono l’unico fine e obiettivo del testo stesso. Questi libri mirano a provocare rabbia, odio, inimicizie e altri moti negativi dell’animo. Mirano ad inclinare al male le menti e i cuori, e ad allontanarli dal Bene e dal Giusto, provocando la concezione di idee e immagini riprovevoli, o ancora portando chi legge a compiere azioni malvagie facendogli credere di poterne ricevere una qualche gratificazione. Altre volte allontanano chi legge dalla Verità, cercando di dare a intendere come assoluta verità la menzogna. Spesso infondono dubbi, paure, sgomento o desideri infausti. Ed ecco che la cosiddetta “maledizione” si sposta dall’oggetto al lettore.
In questa maniera, con queste armi, l’esercito dell’ombra miete quotidianamente più vittime di tre armate di cavalleria pesante contro contadini indifesi.
Anche questi libri sono scritti sotto una certa influenza, una sorta di inspirazione al contrario. Un’ispirazione che proviene dal basso, anziché dall’Alto, dalla carne anziché dallo Spirito.
Il Cavaliere sta alla larga da tali testi. Conosce la loro provenienza e i loro effetti nefasti. Sa che non sempre la loro copertina è in pelle umana, o il loro inchiostro sangue. Sa che non necessariamente sono ascosi all’uomo comune, o si trovano in templi lontani. È al corrente del fatto che invece, ancor più spesso, alcuni di essi hanno rilegature dai colori sgargianti, inchiostro nero e pagine bianche, e il buon libraio può venderli inconsapevolmente. Fortunatamente c’è un modo infallibile per scongiurare ogni maledizione di questi volumi: basta chiuderli o, meglio, lasciarli dove sono. E leggere Libri Benedetti.

domenica 25 ottobre 2009

POCHI MA AGGUERRITI. E FELICI.

Pochi, ma agguerriti. Agguerriti, e felici. Felici di morire o di vivere per Ciò in Cui si crede. Quindi, sempre e comunque, da uomini Liberi. Pochi sulla terra, ma miriadi nei Cieli. Pochi ma solo apparentemente, dunque. Perché le truppe avversarie che vediamo, niente più che telluriche e materiali, sono un’illusione; fantasmagoria è il loro numero, falsa è la loro potenza. Guardando Oltre, si può Vedere che le forze nemiche sono solo un terzo delle Nostre. Anche se talvolta, quaggiù, le Forze della Tradizione possono sembrare poche, anche se in alcuni momenti questo Esercito può apparire esiguo, ciò non corrisponde alla Verità, e non scoraggerà il buon Cavaliere. Egli, un Giorno, potrà essere orgoglioso delle sue cicatrici, fiero di aver combattuto, lieto di non essere stato codardo, e avrà Giusta Ricompensa per essere stato fedele alla Causa. Egli non si cura di coloro che non intendono combattere con lui, perché sa che se il nemico avanza, non è bene darsi a contare le truppe, i cavalli, le lancie e le alabarde che stanno da una parte e dall’altra, ma è meglio piuttosto ben legare lo Scudo e sguainare la Spada.
Oggi è il giorno dei Santi Crispino e Crispiano. Il giorno della Battaglia di Agincourt.
Non dimentichiamolo. Non dimentichiamo l’esempio e il coraggio di quei valorosi soldati.
Enrico V pregò. Poi, secondo William Shakespeare, con queste sante parole incitò i suoi alla battaglia:

Se è destino che si muoia, siamo già in numero più che sufficiente;
e se viviamo, meno siamo e più grande sarà la nostra parte di gloria.
In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo di più.
Anzi, fai pure proclamare a tutto l'esercito che chi non si sente l'animo di battersi oggi, se ne vada a casa:
gli daremo il lasciapassare e gli metteremo anche in borsa i denari per il viaggio.
Non vorremmo morire in compagnia di alcuno che temesse di esserci compagno nella morte.
Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiano;

colui che sopravviverà quest'oggi e tornerà a casa,
si leverà sulle punte sentendo nominare questo giorno, e si farà più alto, al nome di Crispiano.
Chi vivrà questa giornata e arriverà alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festeggerà dicendo:
"Domani è San Crispino";
poi farà vedere a tutti le sue cicatrici, e dirà:
"Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino".
Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno.
Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche - Enrico il re, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester - saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno questa storia.
Ogni brav'uomo racconterà al figlio, e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da quest'oggi,
fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi.
Noi felici, pochi.
Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello,
e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata,
e tanti gentiluomini ora a letto in patria

si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui,
e menomati nella loro virilità sentendo parlare chi ha combattuto con noi

questo giorno di San Crispino!

25 ottobre, Anno Domini 1415. Settemila uomini appiedati, contro venticinquemila di cui mille a cavallo, vinsero il combattimento.

lunedì 19 ottobre 2009

LA VENDITRICE DI THE'

Le notizie corrono da un lato all’altro di questo Impero disgregato con la velocità del fulmine, e altrettanto velocemente vengono spesso dimenticate, o del tutto ignorate.
In India, scansata da molti, stava ai lati d’una strada una giovane venditrice di thè, bevanda che versava ai passanti assetati in piccoli bicchieri, dietro altrettanto piccolo compenso. Ella era così povera, che viveva in un tugurio, ai margini della parte più misera della città, insieme all’anziana madre.
Per Misterioso Volere, passarono un dì da quelle parti due viandanti, di quelli che scrivono notizie affinchè tutti le conoscano, che riconobbero, appeso in quel tugurio, l’immagine d’un Imperatore, Bahadur Shah Zafar, ultimo dei Moghul. Per qual motivo, chiesero, quel ritratto appeso? Per qual ragione tanta venerazione per un Monarca non più regnante in una povera venditrice di thè? È un mio antenato, ripose quella.
In quelle vesti umillime, davanti a loro, stava Mahdu Bedar, figlia di Sultana Begum, trisnipote di Bahadur Shah, figlio di Akbar Schah, discendente di Babur il Conquistatore, della Stirpe Regale del Grandissimo Timur Barlas, meglio noto in Occidente come Tamerlano; ella è discendente di quella Dinastia Imperiale che fece costruire, tra l’altro, il Taj-Mahal, uno dei monumenti più grandi e meravigliosi del mondo.
Quella povera donna, dimenticata da tutti, ora riceve proposte di matrimonio d’ogni parte del mondo e pure ha ricevuto un lavoro dal Governo indiano. Solo ora..
Attenti soldati orgogliosi, cavalieri altezzosi ed arroganti, governanti superbi, che uscendo dalle Chiese avvolti nei vostri lussuosi mantelli, schivate il povero al lato della porta.. Ricordate che in quello potrebbe celarsi un Nobile, un Re e financo un Imperatore più grande di voi.
Ricordate che la fortuna, velut luna, statu variabilis, come la rota che sta sopra l’entrata della Cattedrale a rammentarlo, gira senza sosta, e domani, dai vostri seggi di potere, di governo, di ricchezza, potreste trovarvi ai lati d’una strada, a chiedere l’elemosina o forse, a vendere thè…
Il buon Cavaliere conosce la Verità. Non si arroga il potere e la capacità di stimare e giudicare chi gli sta innanzi, solo guardando le vesti che indossa. Ma riconosce sempre nel povero che incontra un Re, un Nobile, o un Imperatore, anzi, di più: riconosce in lui il Re dei Re. Gli offre quel poco che ha, giacché il mestiere delle armi non dà grandi ricchezze, e lo invita a mangiare e a bere. Se non ha nulla, gli offre il proprio mantello, ricordando di come il Soldato Martino coprì il Signore ignudo. Sa che qualsiasi cosa egli faccia a "al più piccolo dei suoi fratelli", l’avrà fatta a Lui.

martedì 29 settembre 2009

SANTI ARCANGELI

Comandanti delle Celesti Schiere, Ambasciatori e Nunzi dell'Altissimo, Protettori dei Buoni Figli e degli Umili Cavalieri, siate con noi poveri e miseri uomini sempre benevoli! Difendeteci nei Combattimenti!
Giacchè chi può resistere a tale Potenza inviata dall'Eterno? Essi abbatterono dai Cieli l'orgoglioso, lo gettarono sulla terra. E lo annienteranno nella Battaglia Finale. In quel Tempo suoneranno le trombe e raduneranno gli Eserciti. Con Spade e Lancie Lucenti vinceranno gl'increduli, i perversi, i malvagi. Un solo Angelo sbaragliò una volta 185000 soldati assiri.. Che sarà di fronte alle Miriadi delle Miriadi? Che sarà innanzi alle Milizie dei Cieli tutte?
Chi non crede, almeno tema.. chè il Timor di Dio è il principio della Scienza..

martedì 8 settembre 2009

GLI UNTORI

Una volta costoro contagiavano le popolazioni con una misteriosa poltiglia bianca, che spargevano un po’ ovunque nelle città, o almeno così si diceva. Ma la peste c’era davvero. Oggi è diverso. Oggi il morbo si diffonde con le parole. E solo con quelle. Si sparge nell’aria attraverso gli strilloni di notizie, per mezzo delle chiacchere da osteria, si diffonde nei discorsi di vecchine che non sanno come passare altrimenti la giornata. La malattia viene dai maiali dicono, e su questo non mentono, benché di maiali umani si tratti, e delle loro invenzioni; basta andare da un qualsiasi contadino per scoprire che le sue scrofe scoppiano di salute. Si urla ai quattro venti che ci saranno vittime per ogni dove, che sono e saranno in gran numero. Invero il raffreddore miete molte più vittime ogni anno, né si vede alcun dilagante contagio. Si proclama che sarà distribuito a tutti, più o meno obbligatoriamente, un potente antidoto. E qui casca l’asino, o il maiale. Ecco: l’antidoto… Anche ai tempi della peste c’era chi vendeva infallibili e prodigiosi rimedi, ovviamente a caro prezzo. Spesso si trattava d’acqua mista ad aneto, buona al limite a rinfrescare le fauci, ma ottima per riempire le tasche dei venditori. Non molto differente da ciò che avviene in tempi recenti. Così si produce un bel mercanteggio, capace di portare milioni di scudi nelle tasche di pochi, e in poco tempo. Nel medesimo tempo si crea uno stato generalizzato di paura, capace di tenere a bada, ancora una volta e sempre meglio, le menti di molti. “Niente di nuovo sotto il sole”.
Il buon Cavaliere non si lascia atterrire dagli untori. Perché Vede il vero contagio, quello degli spiriti dell’aria, che fomentano le paure degli uomini e spingono al desiderio del denaro, sterco del demonio nel quale a qualcuno piace rotolare. Invero è questo l’unico contagio esistente, dal quale si debba davvero guardarsi, e che davvero necessiti d’un antidoto, quello più Potente, quello sì davvero Prodigioso e Infallibile: lo Spirito Santo.

giovedì 27 agosto 2009

MAGHI, STREGHE, NEGROMANTI E FATTUCCHIERE

È evidente che l’Ufficio dell’Inquisizione ha chiuso i battenti da tempo... E costoro dilagano per ogni dove. Talvolta sono solitari, talvolta stringono alleanze tra di loro, formano sette e consorterie; sempre e comunque servono l'ombra, anche se sono capaci di ben mascherarlo. Promettono prodigi e miracoli, danaro e salute, amore e predizioni sul futuro. Lottano con armi diverse dall’acciaio e dal ferro, ma spesso ben più temibili.
Tutte le loro tecniche di battaglia si basano però su unico elemento comune: la paura. Sanno bene che si rivolge a loro chi ha paura: chi ha paura di qualcosa o qualcuno, chi ha paura di perdere qualcosa o qualcuno, chi ha paura di ciò che non si vede o dell’aldilà, chi ha paura e nemmeno sa per quale motivo. E modellano la paura come argilla nelle mani dell’artigiano. La plasmano, le danno la forma più consona ai loro interessi in quel momento. La paura è un demone, e loro hanno imparato a comandarlo. Talvolta sembra persino che lo scaccino, ma è solo un’illusione momentanea; in verità lo hanno solo confinato per qualche tempo. Poco dopo esso ritorna, più forte e tenace di prima. In questo modo creano con il tempo dei “succubi”, persone che dipendono da loro per ogni singola azione, per ogni singola decisione, che delegano così ad altri il loro libero arbitrio. Da questi sventurati essi traggono sostentamento, in termini di danari, ma anche prestigio e potere. Molti di questi loschi figuri hanno accanto degli altri spiriti malvagi, che credono di governare, e dai quali invece sono a loro volta governati. Molti di loro usano in maniera sacrilega oggetti ed immagini sacre.
Il Cavaliere non tema i loro sortilegi, ma si scagli a Spada tratta all’attacco, protetto dalla Lucente e Inossidabile Armatura.
Nessuno sia ingannato! La paura può essere vinta solo dal Coraggio. Il Coraggio viene solo dalla Fede. La Fede viene solo dall’Altissimo. Con la Salvezza.

venerdì 21 agosto 2009

BERNARDO DI CHIARAVALLE


Il Frate Bianco incita ancor oggi il Soldato alla Santa Battaglia, ed il Prete alla Santa Povertà. Guidò Dante negli ultimi Cieli del Paradiso; compilò la Regola per l’Ordine del Tempio, e invitò il mondo occidentale a partecipare ad una Milizia ben più Alta di quella secolare, una Milizia Santa, non al servizio della carne e del mondo, malitia, ma al servizio dell’Onnipotente e del Cielo. Una Schiera a difesa del Tempio, di Gerusalemme, e della Fede. Egli ricordava una guerra contro il male che, nelle baruffe tra Regni e Imperi, sembrava essere stata dimenticata, esattamente come accade oggi. Proclamava un Milizia Nuova, perché rinnovata, ma esistente dall’inizio dei tempi, perché Antica quanto la Luce..
Ascoltiamo dunque le parole di questo Frate, e lanciamoci nell’Ultima Crociata, quella attuale, senza rimandare oltre, per conquistare la Vittoria Finale e definitiva. Non sia permesso al nemico di invadere incontrastato il Tempio, né di continuare ad assediare la Città dei Santi! Sia egli scacciato indietro, con furor guerriero, ferro e Fuoco, a difesa della Gerusalemme Celeste, e dell’Ultima Roma. Rammenti il Cavaliere e mediti di continuo che “vita est militia super terram”: tutta la sua vita, nulla escluso.
Si riscopra il vero e nascosto senso iniziatico della -fin troppo nota nelle sue apparenze- Cavalleria del Tempio, e si cerchi ancor più il significato della -sottesa nella prima- Cavalleria di Maria, Notre Dame! Quanti libri, quante pagine sull’Ordine Templare, e quanto poche che invece riportano semplicemente le parole di Bernardo...
Parole chiare e semplici, ma parole forti. Degne tanto di un Monaco Puro, quanto di un orso forte.
Si combatta non per la propria gloria, ma per Quella del Signore, non volendo la guerra, ma difendendo la Pace, non per denari, ma per la Ricompensa Ultima, non “per essere ammirati dagli uomini”, ma perché “Deus lo vult !”.

domenica 2 agosto 2009

DELL'UNICORNO E DEI SEGNI


Ancora una volta ciò che è scritto negli antichi testi ha dato prova di veridicità, con sorpresa di molti. L’anno scorso è stato avvistato nei boschi d’Etruria un unicorno, nato da un capriolo. In effetti nessuno ha mai affermato che un tale animale potesse discendere solo da un cavallo, o che fosse razza a sé, come taluni pensano. Nemmeno, nei bestiari medievali, l’unicorno è sempre bianco; anzi, spesso è proprio bruno, ed è rappresentato con lo zoccolo diviso in due parti...
Si tratta di un rarissimo evento, dal significato profondo. L’animale, come vuole il mito, è estremamente schivo e riservato. Sembra conoscere la sua eccezionalità.
In una Società Tradizionale il Segno sarebbe stato interpretato dai Monaci e dai Preti, e ovunque si sarebbe sparsa la voce dello straordinario evento. I Cavalieri avrebbero fatto a gara per vederlo, le Dame per poterlo accarezzare. Oggi non viene considerata che la rarità biologica, null’altro che la materialità del fatto. Una stranezza, un’anomalia, uno scherzo, una casualità. Niente si vede oltre la materia, oltre la carne. Niente è considerato seriamente, e seriamente ponderato. Questo perché fondamentalmente si crede che il mondo sia in balia del caso, come i pagani. Non come i Romani e i Greci, che "pagani" non erano proprio. Come i pagani senza Dio, e basta.
Un Cavaliere sa bene che non esistono coincidenze e casualità, giacché le coincidenze e le casualità sono generate, appunto, dal caso; e poiché esiste la Volontà dell’Altissimo, il caso non può evidentemente sussistere. Il Cavaliere ha imparato dunque a cercare un significato in quelle che comunemente vengono definite coincidenze e casualità; se riesce a scoprirlo, esse diventano per lui Segni, eventi e fenomeni inviati dall’Alto per ammaestrare, insegnare, indicare, correggere.
Quando ancora la società si basava sulla Tradizione, queste realtà erano note a tutti. Nessuno era incredulo di fronte ad esse, e nessuno ne rideva. Perché era evidente a tutti che nulla poteva esulare dalla Volontà Suprema. A tutti era noto che il caso non esiste, che ogni cosa accade secondo un Sicuro Volere, e dunque per un motivo.
“Non muove foglia, che Dio non voglia”, dicevano… Perché Sapevano.

sabato 25 luglio 2009

GIACOMO IL MAGGIORE


Nella Liturgia si ricorda oggi. Ma il buon Soldato si appella a lui quotidianamente, e necessariamente. Giacomo: figlio del tuono, matamoros, protettore dei Pellegrini e dei Cavalieri. Come può non ricordarsi di lui ogni giorno un Cavaliere Errante? Non è forse il Cavaliere della schiatta dei Guerrieri e dei Pellegrini al contempo? Non combatte forse costui sulla Via del Cammino?
Giacomo protegge coloro che seguono il Cammino. Un Cammino di andata verso la Meta Finale, che è anche un ritorno al Principio. Un Cammino che si trova sempre sotto i nostri piedi, e che si percorre affrontando spesso anche aspri combattimenti, ardue salite, passando per aridi deserti o intricate foreste. Ma è un Cammino che conduce fino al Campo della Stella, alla Fine della Terra, Finistere, ovvero all’Inizio del Cielo. Un Cammino da percorrere con calma e raccoglimento, nel senso inverso a quello in cui vanno, con ansie e frenesie, tutti gli altri. Per non perdere la Via, è necessario Guardare costantemente al Cielo, alle Stelle, riconoscere i Segni, e non farsi distrarre dai venditori di cianfrusaglie e ammenicoli vari che si incontrano regolarmente; occorre difendersi dai briganti che cercano di rubare l’anima, dalle streghe e dagli stregoni che tentano di plagiare, dalle donne di malaffare che vorrebbero irretire, dai bugiardi che indicano direzioni errate.
È motivo di grande gioia quando si incontrano altri Viandanti ed Amici, quando lo Spirito parla nel vento e dagli alberi, quando si scorgono oasi rigogliose o viene concesso ristoro in un romitaggio. Il Cavaliere non può non seguire questo Cammino. Senza un Sentiero e senza una Meta, parafrasando Seneca, il suo errare non sarebbe che un inutile vagabondaggio. Il Cavaliere segue la Via del Divenire per Essere, ed Essendo segue la Via. Il suo è un Cammino di Santificazione.
Che Giacomo ci aiuti a non smarrire mai il Giusto Sentiero, e a non mai temere il nemico! Ultreya!

venerdì 3 luglio 2009

MORTI VIVENTI


..o zombie, che dir si voglia.. Truppe dell’ombra che non son degne nemmeno d’essere passate a fil di spada. Questo cavaliere ne vede quotidianamente in quantità. Oh, certo: qualcuno crederà che io sia pazzo. E in parte, si deve ammettere, ciò corrisponde al vero.
Ma guardiamo bene, osserviamo bene, senza dare nulla per scontato. Lasciamo che in questa assolata giornata il nostro cavallo si goda un poco di frescura all’ombra d’un albero, e anche noi, per qualche tempo, sediamoci ad osservare attentamente chi passa per la mulattiera.
Molti di loro seguitano a camminare, ma non per loro volontà, non perché loro stessi lo vogliano, o desiderino farlo. Molti, forse troppi, sono mossi da altre volontà, da desideri che non sono i loro; non sono padroni di loro stessi, ma hanno altri per padrone. Camminano perché altri l’hanno ordinato loro, si dirigono in un dato luogo perché così è nell’interesse altrui. Mangiano, bevono, si vestono, e parlano secondo schemi stabiliti da altri, e inculcati nelle loro menti attraverso subdoli sortilegi e incantesimi subliminali. Generalmente sono egualmente vestiti, e hanno le medesime abitudini. Nessuno di loro, mai e poi mai, sarebbe capace di rivoltarsi contro il suo padrone, sebbene forse, nel profondo, una minuscola fiammella di vitalità, di speranza di libertà, continui ad ardere ancora, almeno finché non sarà soffocata del tutto. I loro occhi appaiono spenti e opachi. Talvolta sono portatori di contagio. Sono simili, se non identici, tra di loro; eppure capita che gli uni si nutrano degli altri, cercando di annientarsi tra di loro per farsi spazio, per essere un poco più importanti in questa strana e orrida combriccola, per rendersi più graditi al padrone che li comanda in quel momento.
Ora li distinguiamo? Riusciamo a vederli..?
Ebbene: sembrano vivi, ma sono morti.

venerdì 26 giugno 2009

IL VIOLINISTA DI STRADA


Capita spesso ad un Cavaliere, di passaggio per la via, d'incontrare un artista, un suonatore, un saltimbanco.. Una volta ho sentito una storia interessante in proposito..

Un freddo venerdì di gennaio di due anni fa, di buon mattino. Un luogo di passaggio per migliaia di persone indaffarate, di fretta, a volte di corsa. E in un angolo di questo luogo, un suonatore di violino, vestito in maniera del tutto ordinaria, forse un poco trasandata, con il suo strumento musicale.
Il giovane suonatore inizia a muovere l’archetto sulle corde, e in circa tre quarti d’ora propone alcuni dei più grandi capolavori della storia della musica. Nessuno sembra ascoltarlo, nessuno sembra prestare attenzione alla bellezza di quelle note, allo splendore di quella armonia. Qualcuno, pur senza fermarsi, getta velocemente qualche spicciolo nella custodia dello strumento adagiata per terra, ma è difficile comprendere se lo faccia per uno strano senso del dovere, per mettersi a posto la coscienza, o perché apprezza almeno per pochi secondi quello che ha sentito. Gli unici che sembrano prestare veramente attenzione all’umile suonatore sono i bambini, specialmente i più piccoli, che continuano ad osservarlo e ad ascoltarlo nonostante i genitori li tirino nella direzione voluta.
Quando il violinista termina di suonare, e torna il silenzio, nessuno se ne accorge, non vi sono applausi né ovazioni. Dal viso del musicista traspare un poco di tristezza. Non avrebbe mai immaginato che nessuno, tranne i bambini, avrebbe apprezzato la sua musica. Specialmente ripensando a due sere prima, quando per ascoltarlo, il teatro aveva esaurito tutti i posti, e i biglietti d’entrata costavano, a testa, all’incirca quattro volte di più di quello che egli era riuscito a racimolare in un’ora, con centinaia e centinaia di persone che gli passavano innanzi.
Quell’artista in un angolo, appena scorto da chi passava per quel luogo, era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti del mondo, con uno Stradivari di tre secoli fa…

Ciò che qui si è letto è realmente accaduto.
Molti sono così avvezzi a non guardare al Bene e al Bello, che non sono capaci di riconoscerLo nemmeno quando se Lo trovano davanti. Ma i bambini sanno sempre riconoscere la bellezza, sebbene a volte non la comprendano del tutto…Senza dubbio sanno IntuirLa…
Siate come i bambini”…

lunedì 8 giugno 2009

ROSA+CROCE..?


Suvvia, non si vorrà davvero dare a credere a questo poverissimo cavaliere che la Fratellanza dei Rosa+Croce disponga di sedi, tessere, mantelli e altri orpelli, o abbia una data di fondazione…? Non si vorrà davvero far credere che “coloro che gratuitamente hanno ricevuto”, diano ora dietro pagamento..?? Non si vorrà davvero far credere che un Rosa+Croce si dice tale da sé? Suvvia, siamo seri...

martedì 2 giugno 2009

IL TRICOLORE D’ITALIA


Una Bandiera ha sempre un significato profondo, come un Blasone, o un Simbolo sacro. Non a caso la Bandiera è spesso definita Sacra, giacché rimanda ad Altro, a una Verità Antica e Tradizionale. Il Tricolore d’Italia esprime in maniera esemplare il concetto di Nazione e di Popolo, riunendo sul Drappo le Sue caratteristiche fondanti e costituenti. Il Rosso della Casta Guerriera, il Bianco della Casta Sacerdotale, il Verde di Quella Operaia. Per quest’ultima Casta il colore rappresentativo tradizionale consuetamente utilizzato è il Nero, ma in questo caso si vuol fare specialmente riferimento alla Terra Vivificata, alla peculiare ed antica connotazione agricola di questa Casta nella Nostra Penisola.
Tre Caste riunite dunque in un unico Simbolo, collaboranti e miranti a un Unico Fine.
Il Tricolore ricorda al Cavaliere ciò che è chiamato a difendere: il Verde della Sua Terra, di chi lavora perché egli abbia pane e vino, il Bianco di chi prega per lui, perché non abbia a temere chi uccide il corpo, il Rosso dei Suoi Fratelli d’Armi, e del sangue versato da chi venne prima di lui perché la Nazione fosse libera di crescere e proseguire il suo Cammino.
Il Cavaliere non si dimentica mai di ciò, quand’anche fosse l’unico a ricordarsene; perché questo è ciò che è chiamato a fare. I Tre Colori sono posti assieme, ognuno con eguale spazio sull’Insegna, ognuno con la sua specifica funzione in favore delle altre, così come dovrebbe essere nella quotidianità. Sono pure i Colori di Ciò che deve muovere la Nazione tutta, e ognuna delle tre Caste singolarmente: Fides -Bianco-, Spes -Verde- e Caritas -Rosso-.
Eppure c’è chi, in dileggio alla Bandiera, vorrebbe diverse proporzioni. C’è anche chi, peggio ancora, dimentico delle Virtù, mira a cambiare bandiera e si affanna per vendere o svendere Questa… Il Cavaliere, per ora, osserva costoro in silenzio, perché ha saputo che nulla ormai può distoglierli dai loro intenti, e che in questi intenti essi alla fine non riusciranno, poiché non si può vendere ciò che non si possiede: la Bandiera appartiene solo a chi la ama.
Egli non si arrende certamente, e se dovesse incontrare per la via uno di costoro non mancherà d’incrociar la spade, ma per ora, di lontano, deve strategicamente attendere, perché talvolta le vittorie giungono anche senza combattimenti: e vede che carboni accesi si accumulano sul loro capo…

domenica 31 maggio 2009

VENI CREATOR SPIRITUS, HOSTEM REPELLAS LONGIUS!

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo”.

Veni, creator Spiritus - mentes tuorum visita - imple superna gratia - quae tu creasti pecora.- Qui diceris Paraclitus, - donum Dei altissimi, - fons vivus, ignis, caritas - et spiritalis unctio.- Tu semptiformis munere, - dextrae Dei tu digitus, - tu rite promissum Patris - sermone ditans guttura. - Accende lumen sensibus, - infunde amorem cordibus, - infirma nostri corporis - virtute firmans perpeti. - Hostem repellas longius - pacemque dones protinus; - ductore sic te praevio - vitemus omne noxium. - Per te sciamus da Patrem, - noscamus atque Filium, - te utriusque Spiritum - credamus omni tempore. - Amen.

Pentecoste è senza dubbio alcuno una delle Ricorrenze più importanti per un Cavaliere. È il Dono dello Spirito, la Discesa del Fuoco. Un Fuoco che, in quel giorno, venne in piccole fiamme, ma tornerà come Universale Incendio. È per il Fuoco dello Spirito che il Guerriero si cimenta in imprese, difende la giustizia, soccorre gli oppressi. È a causa di Questo Fuoco ch’egli continua a combattere strenuamente e quotidianamente per la Verità, è per Questo che non sopporta la menzogna. La sua Spada riflette Quella medesima Fiamma. È la Fiamma che lo sprona alla rettitudine, alla virtù, al coraggio. È Questa Fiamma che vince il nemico, lo allontana, brucia le colpe, taglia lacci e catene. Non lui stesso.
È in questo giorno che i Cavalieri della Tavola Rotonda partivano per le loro avventure. È in questo giorno che si misero alla Ricerca del Santo Calice, e che “giurarono di non ricorrere mai alla violenza senza un giusto scopo, di non abbassarsi mai all’assassinio ed al tradimento. Giurarono sul loro onore di non negare mai misericordia a chi ne facesse richiesta, e di proteggere fanciulle, gentildonne e vedove, facendone valere i diritti senza mai sottoporle alla loro lussuria. E promisero di non battersi mai per una causa ingiusta o per vantaggi personali. Questo giuramento pronunciarono i cavalieri tutti della Tavola Rotonda, e ad ogni Pentecoste lo rinnovarono”.
Oggi è il giorno, come tutti gli altri, ma ancor più d’ogni altro, in cui il Cavaliere decide di cimentarsi in una particolare impresa, ad maiorem Dei Gloriam.
Così sia anche per noi oggi: in sella salga dunque ogni prode..!

martedì 26 maggio 2009

LA CORONA DI FERRO


La Corona Ferrea è la Corona del Regno d'Italia, giacente a Monza. In essa si trova un Chiodo della Croce. Riluce di gemme splendenti, come lucenti dovrebbero essere la mente e il cuore di chi la indossa. Lì è rimasta da quando la depose fisicamente l'Imperatore Ferdinando I, benché fosse stato incoronato d'essa avendo avocato a sé il Regno Lombardo Veneto, e sol quello, piuttosto che come Re e Difensore di tutti gli Italiani.

I tempi e gli uomini non hanno più il diritto né la capacità per permettere a qualcuno di portarla. La Casta Guerriera e Regale non ha più partorito, da generazioni, Campioni capaci di riceverla; nessun Cavaliere ha purtroppo raggiunto l'eccellenza nella sua Ars.

Dalla Seconda Guerra ad oggi permane una sorta di “luogotenenza ad libitum”, nemmeno troppo riuscita, giacchè costituita fondamentalmente da uomini di Casta Mercantile.
Sarà così finché questa Corona, così come quelle di mille altri Regni, saranno fuse in un’Unica Dignità Regale, Quella del Re dei Re.
Non ci resta che attendere, e difendere come possiamo questa Corona, ciò che resta di questo Regno italiano -che fu persino Impero-, delle nostre sacre tradizioni, della nostra identità nazionale, della Nostra Terra, per poterne un giorno riconsegnare almeno qualche minuscolo residuo nelle Sue Mani.
Questo è uno dei compiti principali del Guerriero: la difesa della Nazione e del Popolo, della Giustizia, così come lo è ugualmente la difesa della Fede, della Tradizione, della Chiesa. Il Cavaliere sta a difesa d’un Regno, quello terreno, perché è soprattutto a Difesa d’un Regno più Grande, Quello Celeste. La sua azione visibile deve essere specchio di ben più Alta Ispirazione Invisibile.
La Corona che difende, di Ferro, non è che la piccola parte, temporaneamente assegnatagli, di quella Corona Immensa, d’Oro Purissimo, che fu di Spine, e che è difesa dagli Arcangeli.

venerdì 15 maggio 2009

DI RITORNO...


..così, in una serata calda e umida, ritorno a casa, tra le pareti domestiche, dalla mia Dama, confortato da quanto mi è caro e familiare.
Non così per molti che ho incontrato in terra d'Abruzzo. Al termine della loro giornata, essi non hanno una casa in cui rientrare, e talvolta non hanno più nemmeno chi ci sia ad aspettarli.
Nella Bisaccia dei Ricordi rimarrà sempre quanto mi ha detto un uomo, uno che come me e come molti altri esercita il mestiere delle armi, ed è pur padre di due giovinetti. Egli ha cercato di spiegarmi -ma le parole non bastano per comprendere- cosa significhi per un padre non sapere quale futuro poter dare ai propri figli e alla propria famiglia, avendo perso tutto. Ha cercato di spiegarmi ciò che provava per non aver potuto proteggere i suoi cari dalla catastrofe, ancorchè fosse cosa impossibile, e nel sentirsi impotente dinanzi agli eventi, impotente nel dare certezze e aiuto a sua moglie, agli anziani della sua famiglia, avendone egli stesso bisogno. Ha cercato di spiegarmi quale sentimento prova quando deve portare i propri figli ad una mensa comune, e vedere che sono altri a dare loro il cibo; non lui, come dovrebbe essere normalmente.
Le parole di quest'uomo rimaranno nel mio cuore, e lo ricorderò nelle mie preghiere. Se chi legge vorrà fare lo stesso, per lui come per molti altri, senz'altro ci sarà Chi ascolterà.
Nella Bisaccia dei Ricordi resteranno pure le immagini di una città fantasma, con strade deserte, case disabitate, botteghe serrate, Chiese semidistrutte. L'Aquila... Con il suo camposanto, dove ancora si può vedere una distesa di fiori freschi.. Moltissimi..
Speriamo che l'attenzione della Nazione e del Governo per queste persone e per questi luoghi non appassisca altrettanto presto.
Colà, invero, chi scrive non ha fatto nulla. Chi è stato colpito dal terremoto, invece, ha fatto qualcosa per tutti noi. Ha sopportato il dolore anche per gli altri. Un dolore causato dal peccato. No, non è stato l'Altissimo a mandare una tale catastrofe: "Da Dio non viene alcun male", perchè Egli è invece la Fonte di ogni Bene, e del Bene solo.
Ma la Terra risente e rispecchia ben altro cataclisma: un "cataclisma spirituale" determinato dai suoi abitanti, del quale questi non sono che i primi segni, e il cui culmine ha da venire. "La terra geme ed è in travaglio".
Ognuno getta ogni giorno, nel Grande Mare dell'Universo, un sassolino di malignità, di cattiveria, di omissioni. Magari si tratta di un sassolino molto piccolo. Ma questo sassolino genera delle piccole onde nell'Acqua, così come mille altri. E mile sassolini, talvolta, possono generare insieme grandi onde...
Un Cavaliere ha però la Certezza, che se questo mondo va disfancendosi, è perchè un Altro Regno si sta approssimando. Il Regno della Salvezza, dove nessuno che ha sofferto sarà dimenticato, e ogni lacrima sarà asciugata.

martedì 28 aprile 2009

Chiusura Temporanea della Torre


La Torre della Specola rimarrà chiusa dal giorno 28 aprile al giorno 12 maggio prossimo venturo. Il Miles Armatus raggiungerà le zone colpite dal recente sisma, nella speranza di poter dare almeno un minimo e misero contributo utile. Rimanendo al contempo ben conscio di essere egli stesso strumento assolutamente inutile.

giovedì 23 aprile 2009

TIBET, BALUARDO DELLA TRADIZIONE ACCERCHIATO


Perché nelle strade, nelle locande, nelle missive, non si riportano più notizie di questa Terra d’Oriente…?
Il Tibet è da millenni la culla di una civiltà pacifica, dedita alla Ricerca del Mistero. Erede d’Agarta, di Shamballah, e cosmico Baluardo della Luce e della Tradizione. Anche in quelle terre lontane e alte sono in attesa di Qualcuno. La popolazione tibetana è ora assediata dalla fazione dell’ombra, dalle truppe del dragone rosso, che cercano di sradicare le antichissime tradizioni e l’identità millenaria, per introdurre con la violenza un arido sistema alienante, privo di qualsiasi umanità, ed essenzialmente strumentale alle plutocrazie che tentano di governare il mondo. Non è la prima volta: già in tempi non lontanissimi, tra le altre cose, furono distrutti ben 6500 templi. Oggi si vieta persino di avere un altare privato nelle case, e non mancano violenze fisiche d’ogni genere. Finora la situazione di assedio non è cessata, ma quanto resisteranno ancora i Monaci Arancioni nei loro monasteri-fortezza? Quanti pawo (guerrieri, letteralmente il termine significa, molto eloquentemente, “uomo coraggioso, privo di paura”) rimarranno vivi e liberi? Quando qualche Nazione prenderà una posizione chiara e decisa in merito alla questione? Ah, già.. ma qui non v’è oro nero, né giallo, né di altro colore. La Saggezza, più preziosa di qualsiasi perla o gemma, non è ricchezza che interessa i governanti d’oggi… Purtroppo.

martedì 21 aprile 2009

2762 AB URBE CONDITA


Roma fu fondata il 21 aprile del 753 a.C. . Una profezia dice che l’Urbe starà, finché starà il Colosseo. Caduto il Colosseo, anche Roma cadrà. Ma quando cadrà Roma, sarà caduto il mondo.
Un Cavaliere d'Occidente non è dimentico delle sue Romane Origini. Non è dimentico del passato glorioso del suo popolo. Egli guarda ai resti dell'Antichissima Civiltà Romana, al Giano Bifronte, agli Antichi Templi, con ammirazione e devozione. Sa che vi furono tempi in cui la Tradizione era rispettata. Sa che Roma è "Tre Volte" Città, ed è Caput Mundi. Ricorda il Fuoco delle Vestali. E guarda al Colosseo; non solo con ammirazione, ma anche con attenzione...

lunedì 20 aprile 2009

CAVALIERI PER DIRITTO DI NASCITA E DI SANGUE


Cavalieri si nasce, non si diventa. Senza dubbio.
Ma bisogna scavare, cercare nel passato, riscoprire le tradizioni più antiche, ancora incorrotte, per trovare la verità sull’argomento, per comprendere cosa davvero significasse “nascere Guerriero”. È necessario guardare alle epoche in cui si poteva trovare ancora qualche aspetto della più pura Tradizione. Il Cavaliere, il Guerriero, diventava tale ed era accolto nella Casta che gli era propria, perché così era deciso dal Cielo, dalle Stelle. Nell’Antichità, la Casta Sacerdotale, per mezzo delle Scienze Sacre, era capace di leggere ciò che dicevano segni e astri a riguardo. Se in Alto era stabilito che il neonato dovesse essere un Guerriero, lo sarebbe stato anche in basso, nella società. Anche in Oriente infatti, anticamente, le caste non erano fisse e “fossilizzate” come sono oggi, basate ormai sull’ereditarietà.
Questo finché le società, divenute incapaci di attingere alle Scienze Sacre, incapaci di discernere segni e leggere nel Cielo, si sono affidate ai natali fisici, alla sola posizione sociale rivestita dai genitori carnali, quale unica discriminante. In effetti, in Occidente, solo nel 1186 un Editto del Barbarossa vieta di armare cavalieri i figli dei contadini e dei chierici; e pensare che nell’intendimento dell’Imperatore v’era proprio il fine di difendere le caste tradizionali. Ma purtroppo mancava ormai una corretta concezione d’esse, ancorché l’editto non escludesse a priori la possibilità d’investire nuovi cavalieri, di non nobili natali.
Leighton immagina nel suo dipinto una Donna che investe un Nuovo Cavaliere, e giustamente: solo alla Sapienza spetta decidere chi debba esser Cavaliere, non ad altri.
Oggi, con l’Annunzio del Verbo, in attesa del Ritorno del Re dei Re, nella pressoché totale mancanza di società tradizionali, nell’incapacità di guardare ai Segni della nascita per determinare chi debba essere Cavaliere, è necessario guardare ad un’Altra Nascita. Chi muore a sé stesso e rinasce, chi segue la Via del Fuoco, può divenire Vero Soldato. Senz’altro nacque Guerriero anche nella carne, e si riconoscerà dalle opere. Il Vero Cavaliere è marchiato dal Fuoco.
Il Vero Cavaliere è dunque tale anche per diritto di Sangue… Certo. Ma non il proprio.

lunedì 13 aprile 2009

TERTIA DIE RESURREXIT


“Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.”

Dopo il Silenzio giunge la Luce. Questo Venerdì abbiamo osservato il Silenzio per due motivi.
Qualcuno penserà che l’immagine scelta per Questo Giorno sia poco consona, essendo per lo più considerata in relazione ai patimenti di Nostro Signore. Ma la Sindone ha invece la capacità di condensare in un’unica immagine, i segni tangibili tanto della Passione quanto della Resurrezione, e le due cose non possono in alcun modo, in verità, essere separate. Non vi può essere alcuna Resurrezione senza Passione. Non si esce dal Sepolcro se non si è passati dalla Croce, se non si è valicato il Luogo del Cranio, il Golgota. La Rinascita nello Spirito è inscindibile dalla Distruzione del Corpo, ancorché questa possa essere più o meno progressiva. Né, per altro verso, il Guerriero giunge alla Vittoria senza essersi trovato nel mezzo della Guerra, o può riposare nel Giardino senza aver attraversato la fitta e oscura boscaglia.
Il Cavaliere che abbia l’onore e la buona sorte di potersi inginocchiare innanzi al Sacro Lino, sente mancare il fiato, prova un senso di sacra vertigine. Per il Cavaliere, il Telo Santo, è una delle Reliquie più cariche di Significato. Egli è altresì consapevole che sono stati altri Fratelli Cavalieri a trovarLa, per Grazia ricevuta, e portarLa in Europa, e ancor più comprende il ruolo della Cavalleria, affidato dall’Alto, straordinariamente, a miseri uomini peccatori come lui, inutili strumenti. Che pure, se così Si Vuole in Alto, possono compiere grandi imprese. Quindi indegnamente ringrazia il Cielo.
Sul Telo Santo si possono vedere le impronte dei terribili patimenti sopportati, ma contemporaneamente, qui sta l’eccezionalità, e innanzitutto, si vede l’Immagine del Corpo di Cristo, un’Immagine che può essere stata lasciata solo dal Corpo di Resurrezione. Ma come è stata impressa? Invero la fisica e chimica qui poco importano; interessa Intuire ciò che accadde, senza bisogno di tante spiegazione pratiche. Un’esplosione di Luce, di Pura Energia, che imprime per i secoli a venire, un’immagine sul Tessuto. La Liberazione di un Qualcosa, che se pure si trovava potenzialmente nel corpo materiale, finché era legato ad esso non poteva irradiarsi in tutto il Suo Splendore. Una Energia (ma si badi bene che non di energia materiale e terrena si tratta) che ha trasformato il corpo stesso fino a farlo Essere di Nuova natura. Il Telo si sarebbe infatti adagiato sulla pietra come se ciò che conteneva fosse scomparso improvvisamente, almeno nella “forma” in cui si trovava. Questo dicono taluni. E chi scrive fermamente crede. Altri dicono l’opposto: la Sindone sarebbe il più grande falso mai realizzato nella storia. E dunque molti cercano la prova definitiva. Con ogni probabilità, non ci sarà mai prova definitiva: la Resurrezione, cardine della Lieta Novella, Certezza d’ogni credente, non può più imporsi con prove. Le prove ci furono Una Volta per Sempre, in maniera Paradigmatica. Il Verbo Divino non obbliga nessuno a crederGli, perché ha tanto più rispetto per l’uomo, e per il suo libero arbitrio, di quanto l’uomo ne abbia mai dimostrato nei confronti dell’Onnipotente. Né, del resto, vi potrà mai essere prova convincente per lo “scettico a priori”, il quale, abituato a vedere il male, l’inganno, a sperimentare il buio del dubbio, a vagare nelle tenebre, di fronte alla Luce è capace di chiudere gli occhi, o di voltarsi dall’altra parte… "Caeli enarrant Gloriam Dei", eppure pochi se ne accorgono.
Il Cavaliere, di fronte alla Sindone del Signore dei Signori, suo Re, Sacra Immagine di Morte e Resurrezione, non cerca prove, ma continua a pregare, ringraziare, e combattere anche per Essa.

lunedì 6 aprile 2009

LA TERRA GEME


Ancora una volta, purtroppo, la terra trema nel nostro Paese, in Abruzzo. La terra geme ed è in travaglio. Il Pontefice, e così facciamo noi tutti, prega per le popolazioni colpite dal tragico evento, in particolare per i bambini. Rivolge parole di incoraggiamento ai superstiti e a quanti si prodigano nei soccorsi. Qualcuno dovrà recitare un mea culpa. Sì, e che sia molto sentito e contrito. Ognun faccia ciò che può, giacchè il Cavaliere non deve mai dimenticare le parole del Siracide: "Non fare aspettare gli occhi che dicono bisogno... Non respingere l'afflitto che ti supplica... Non sviare l'occhio dal bisognoso...".
E auspico, mi si permetta, che l'Autorità della terrena giustizia non abbia esitazioni innanzi agli sciacalli.

domenica 5 aprile 2009

DOMENICA DELLE PALME


Il giorno seguente, una gran moltitudine, ch'era venuta alla festa, udito che Gesù veniva in Gerusalemme, prese de' rami di palme, ed uscì incontro a lui, e gridava: Osanna! benedetto sia il Re d'Israele, che viene nel nome del Signore. E Gesù, trovato un asinello, vi montò su, secondo ch'egli è scritto: non temere, o figliuola di Sion; ecco, il tuo Re viene, montato sopra un puledro d'asina. Or i suoi discepoli non intesero da prima queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, allora si ricordarono che queste cose erano scritte di lui, e ch'essi gli avean fatte queste cose”.

Anche la Profezia di Zaccaria era compiuta. Il Re di Gerusalemme, il Re dei Re, entrava nella Santa Città, a dorso d’asino. Secondo antichissima simbologia, Egli cavalca e sottomette le forze del male, è il Verbo che doma e soggioga le debolezze e gli istinti insensati dell’uomo. E' pur evidente come non sia la cavalcatura a fare il Sovrano; così come non è il cavallo a fare il Cavaliere.

venerdì 3 aprile 2009

MOLTI NEMICI, MOLTO ONORE

Dice il Monaco Evagrio: “Se coltivi la preghiera, preparati agli assalti dei demoni e sopporta fortemente i loro colpi di frusta. Essi, infatti, come belve feroci si scaglieranno contro di te e ridurranno male tutto il tuo corpo” . È impossibile sottrarsi al Combattimento. Chiunque ad un certo punto decida di schierarsi, sarà preso di mira dal nemico. Strano? Certo che no.. Se qualcuno imbraccia l’armi e veste un’armatura, innalza un Sacro Vessillo, senz’altro sarà considerato “nemico” dal nemico. Inevitabilmente. Se poi un tal Cavaliere combatte strenuamente ogni giorno, né teme le armi avversarie, né teme la morte -perché già morto in Verità- , e non sopporta alcuna menzogna o ingiustizia, allora sarà ancor più inviso alla fazione avversa, e più risorse saranno spese da questa contro di lui. Più un tal soldato sarà ritenuto pericoloso, più sarà osteggiato. E sia dunque! Siano pure le ombre più nere, se questo avviene perché la Luce è più intensa.. Molti nemici, molto onore! Spada alla mano…!!

martedì 31 marzo 2009

DAVIDE E GOLIA


A volte è un piccolo gesto a cambiare in maniera determinante una situazione di Conflitto. E spesso il gesto è compiuto da una singola persona. Anche i più piccoli gesti, quelli quotidiani, sono una parte minuscola ma determinante dell’azione di Guerra, se compiuti secondo Giustizia e Verità. Non solo: proprio da un piccolo gesto, talora, può nascere nuovo ardimento che risollevi i molti, che infonda coraggio e virtù. È necessario agire, qui e ora. L’esempio di Davide, dal Testo Sacro, è lì a dimostrarcelo. Egli solo, giovinetto, si scagliò in singolar tenzone contro Golia, un gigante alto sei cubiti. Un solo colpo di fionda, dritto alla testa, falcidiò l’essere mastodontico, che interi eserciti non erano stati capaci di sconfiggere. Il Cavaliere deve tenere ben presente il coraggio e la fede di Davide, e non cedere alle astuzie e agli inganni del nemico, che con la sua “falsa informazione” cerca di farci credere che non abbiamo i mezzi per ricacciarlo donde è venuto, che un singolo uomo non può far nulla contro il nemico apparentemente soverchiante. Da sempre è strategia militare abbattere il morale del nemico. Ma il nostro nemico antico, per scoraggiarci, usa illusioni. E le illusioni non sono reali. Non è reale che le sue truppe siano maggiori per numero o per potenza. Non è reale che un singolo uomo non possa sconfiggerne mille. È grave mancanza per il Guerriero della Tradizione, non aver fede in Colui che disse “Tutto è possibile a colui che crede”, e non credere alla Sacra Scrittura che afferma “Quando andrai in guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli e carri e forze superiori a te, non li temere, perché è con te il Signore tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto. (…) Non temete, non vi smarrite e non vi spaventate dinanzi a loro, perché il Signore vostro Dio cammina con voi per combattere per voi contro i vostri nemici e per salvarvi”.
Un grande Guerriero d’Oriente disse pure “la disposizione mentale con la quale abbattete un singolo avversario è la stessa che vi permette di vincere dieci milioni di uomini”.
Il vero Cavaliere non teme il nemico, ovunque nel mondo. E se i giganti sono stati uccisi, i loro spiriti inquieti continuano ad aggirarsi tra gli uomini. Non solo, esistono pure i giganti materiali della criptopolitica. Diamo battaglia dunque a costoro, senza paura alcuna e senza tregua, con lo sguardo fisso alla Parola che ci incita, al Calice che ci disseta. Persino ove fossimo scambiati per novelli e strani Don Chisciotte, da coloro che vedono solo mulini a vento.

lunedì 30 marzo 2009

UNITA' E UNIFORMITA' DELLE TRUPPE


Le Truppe della Luce formano compagini così strette a salvaguardia della Celeste Città che mai nessuno potrebbe passare oltre. Esse sono come un sol Uomo. Esse sono un unico Corpo. Esse sono una Unità, mossa da una sola Volontà. Desiderano fare l’interesse d’Altri, non il loro; così Qualcun Altro fa il Bene loro.
Non così le truppe dell’ombra, false e mistificatrici. Esse sono uniformi solo esteriormente, tante piccole unità, tanti soldati differenti, vestiti in una medesima maniera, ma mossi da tanti differenti interessi egoistici, egocentrici, ed egolatri. Desiderano fare il loro interesse, e invece fanno inconsapevolmente l’interesse d’altri.
Le Truppe della Luce hanno mille uniformi, ma una sola Divisa: “Chi è come Dio?”. Le truppe dell’ombra hanno una sola uniforme, ma mille divise, mille urli di battaglia.
I primi non hanno quartier generale da nessuna parte, ma in un sol Luogo. I secondi hanno quartieri da tutte le parti, ma in nessun Luogo.
Entrambi gli Eserciti dispongono di reggimenti scelti, composti di militi particolarmente addestrati. Da una Parte e dall’altra, questi uomini d’elite hanno dipinto uno stesso simbolo sulle loro banderuole distintive: un teschio argenteo in campo nero. Ma per gli Uni simboleggia la morte del Nemico antico e di sé stessi, per gli altri rappresenta la morte altrui, quella del nemico terreno.

giovedì 26 marzo 2009

LA SPECOLA: I MOTIVI DI QUESTO BLOG


Questo blog vorrebbe fungere da “virtual specola”, ovvero torre di guardia da cui osservare gli eventi; una torre dalla quale si possano scrutare i combattimenti occulti, che spesso non si vedono o non si vogliono vedere, e gli spostamenti delle truppe silenti, per trarne qualche informazione strategica utile. Dalla torre si può anche vedere il mare, con tutti i suoi movimenti più o meno burrascosi. E il mare non è solo una semplice distesa d’acqua… Dal mare, e pure dalla terra, vengono i nemici.
Dalla specola si guarda però anche al Cielo, alle Stelle, ed ai loro movimenti; da Questo si può capire il motivo di tutto ciò che accade intorno alla torre, a distanza più o meno ravvicinata, e più o meno pericolosa. E dal Cielo vengono gli Amici.
Questo è almeno il proposito, e se anche questa “torre” fosse minimamente utile per qualche lettore, ne saremmo felici. Più di tutto, ci si augura che da questa Torre della Specola si possa presto aver il favore d’avvistare l’avvicinarsi del Sacro Stendardo del Re dei Re, che tanto si anela di scorgere all’orizzonte.


mercoledì 25 marzo 2009

AVE, O MARIA, GRATIA PLENA!


“Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.”


Si noti che nelle più celebri illustrazioni della Scena dell’Annunciazione, tra l’Arcangelo Gabriele e la Santa Vergine è posta una colonna. Talvolta può risultare addirittura difficile capire se il Nunzio Celeste sia rivolto verso la Colonna o verso la Madre del Signore. In effetti non v’è differenza, giacché parlando all’Una parla anche all’Altra. La Colonna regge la volta, avendo la base a terra, e simbolicamente mette in comunicazione i due Mondi, il Cielo e la Terra. Maria avrà in grembo il Verbo di Dio Incarnato.