venerdì 13 giugno 2014

DE' FALSI IMMORTALI, ET DELLI VERI


Da sempre si narran leggende sull'immortali. Homini alli quali si dee staccar la testa affinché siano accisi, e che altrimenti campan mill'antanni e più, o mai muoion.
Ebbene, vi son invero due specie d'immortali: li falsi et li veri, che stan d'una parte e dall'Altra dell'Eserciti in Guerra.
Gli uni son avidi et accumulano ricchezze su ricchezze, pensando d'averne assai bisogno per la lor longhissima infinita vita. Non si curano punto del prossimo, né dell'orfano o della vedova, ché tutti son spregevoli all'occhi loro d'immortali. Non si dan nemmen minimo interesse per ciò che li circonda, alberi et piante et animali, giacché loro, immortali qual sono, non abbisognano d'essi, giacché camperebbero egualmente. Hanno armature di ferro ricche di gemme, per ostentar lor bellezza et forza, forgiate da vili fabbri che leccan loro i piedi, e si fingono amici, per aver qualche briciola da lor desco. Posseggono castella turritissime, per tener al sicuro da' ladri lor ori et argenti.
L'altri, son li veri. Non accumulano soldi et danari, giacché, si domandano, innanzi all'Eternità che son mai li danari? Sin dan pensiero per tutti l'altri, financo il più piccolo de' fratelli, ché ben terribile sarebbe il tempo sulla terra sanza Amici. Amano altresì ciò che l'Iddio ha posto intorno a loro, nella Creazione, perché ne senton responsabilità, loro che ivi son stati posti fin dalle Fondamenta del Mondo per vivere, et loro Antenati han dato un nome ad ogni cosa. Non portano armature fatte da mano d'uomo, ma Quella Lucente della Fede. Non abbisognano nemmanco di fortificazioni enormi, ché lor Tesori stanno al Sicuro guardati dall'Angeli Guardiani.
Si.. dicono perciò in parte il vero le leggende. Alli immortali, quelli falsi, si dovrebbe staccar il capo dal corpo, affinché moiano, giacché non han core. Ma invero basta attender che venga la lor ora, et rinvengano, un attimo prima del trapasso, da lor illusione... s'accorgeranno allor, troppo tardi forse, che non son immortali e mai lo son stati, e che a nulla è valso il danaro, le castella, l'avidità, lo offendere il prossimo et lo schiacciar lo debole.. S'accorgeranno che l'Immortalità, quella Vera, che invero anche a lor era stata Donata, gl'è sfuggita dalle dita...
L'altri Immortali, quelli veri, han l'Eternità in Dono dall'Altissimo Onnipotente, pel mezzo del Suo Figlio, e nessun nimico può nulla contra. Essi han infatti Vita Eterna financo col capo mozzato.


sabato 19 aprile 2014

LE PALUDI DELLA TRISTEZZA


Non v'è Cavaliere che non abbia dovuto attraversare almeno una volta le Paludi della Tristezza nel suo errare. Una vecchia storia, non si sa quanto veritiera, narra che vi capitarono persino gl'Apostoli, e che a un albero d'esse sarebbe ancor appeso impiccato quel che resta dello scheletro di Giuda il traditore. S'avventurarono colà alcuni de' Cavalieri d'Artù, poi Cristiano e Grancuore, e il giovane Guerriero Atreyu vi perse addirittura il suo bel destriero Artax.
S'aggirano per le paludi fantasmi che recano ricordi di sconfitte, e mostri di varie specie con grandi unghie che ghermiscono l'animo, et altri simili a ragni giganteschi che intrappolano le lor vittime in una tela, per non più farli fuggire. In esse si può perdere qualsiasi cosa del Bagaglio o della Vestizione o dell'Armi, e fortissimo è il senso d'abbandono, di scoramento, di fatica nell'incedere.
Non pochi v'hanno trovato la morte, non si può nascondere, e molti son quelli c'hanno perso nel fango una parte de' lor Ideali.
Nel bel mezzo degli acquitrini melmosi cresce il Fiore delle False Speranze che, meraviglioso a vedersi di lontano, è l'unica fonte di colori in queste tetre lande grigie, et emette una flebile fluorescenza. Ma appena il viandante s'avvicina ad esso e tenta di coglierlo, il fiore, in un momento, appassisce e si frantuma. I suoi resti marci vanno ad accrescere il pantano delle paludi et altri fuochi fatui. Tanto più terribile questa cattiva pianta, giacché il viandante per raggiungerla potrebbe perder la Strada Maestra che lo porterebbe fuori dalle Paludi.
Il Cavaliere non deve scoraggiarsi, ma tener ben stretto il borsello degli Ideali, e appoggiarsi di continuo alla sua Spada, come a un bastone, per non sprofondare. Quand'anche le nebbie sembrino sopraffarlo, attutiscano la voce, e par che nessuno possa udirlo, il Cavalier che voglia salvarsi et uscire dalle melme maleodoranti, continua a sgranare e recitare il suo Rosario, ostinatamente. Se anche la Fede vacillasse, egli continua almeno per Marzial Disciplina. Si ricorda invero che s'é in vita, vuol dir che l'Altissimo ha ancor progetti su di lui.
Così facendo, prima di quel che credesse, il buon Cavaliere inizia a riscorgere la Luce in mezzo agli alberi rinsecchiti e marci, La segue, e prestamente esce dai pantani per raggiunge la terra ferma e assolata.
Guardandosi indietro scopre che l'Angelo suo Guardiano non l'aveva mai abbandonato. 
Al Sole, il fango ormai secco sotto gli stivali può essere scrollato via, e il Cavalier può rimontar in sella, al galoppo, tra' fiori di Primavera...

Il buio non dura mai più di Tre Giorni. Così dicono i Testimoni e le Profezie.