venerdì 20 novembre 2015

LE DUE ALI DI CAVALLERIA INIMICA

Questa Torre fu eretta con lo scopo di guardare agli spostamenti delle Truppe del Millenario Conflitto. Un Conflitto Invisibile con riverberi sempre più forti ed evidenti anche nel mondo del visibile. Un Conflitto che in questi giorni ha visto le forze della sovversione e del terrore colpire duramente la cittade capitale dei Franchi, per mezzo di militi neri mossi dall'odio che hanno nuovamente acciso uomini e donne inermi.
Ma quelle che sembrano due differenti fazioni, Oriente et Occidente, son invece due ali di cavalleria del medesimo inimico esercito che, da due differenti posizioni iniziali, convergono poi compatte sullo stesso obbiettivo: l'uomo, il qual da sempre, pel solo fatto d'essere Creatura di Dio, è odiato senza posa dall'avversario antico...
Le due ali di cavalleria che convergono contro l'uomo, allo scopo offendere Dio, distruggere la Tradizione e portare disordine e divisione, sono l'estremismo, proveniente dall'Oriente, et il materialismo, proveniente dall'Occidente.
È una tattica militare antichissima, quella della morsa.
E così va pur detto ch'è impossibile sconfiggere l'estremismo se prima non s'è combattuto il materialismo. È impossibile combatter la minaccia che viene dal Sud per prima, perché, come sa ogni buon condottiero, é sfavorevole combattere col sole in faccia. È conveniente e favorevole invece combattere sempre col Sole alle spalle, che permette di Ben Vedere.
E l'Europa, o almeno quello che rimane d'essa, non potrà mai combattere niente e nessuno se non essendo compatta e unita; né può esserlo senza Valori comuni e medesima Radice, come invece lo fu quand'era Sacro Impero, quand'era Christianitas. Né può far nulla senza la Luce della Sapienza e della Verità, Vero Sole, che illumini innanzi il Campo di Battaglia.
I nostri vecchi dicevano anche che “un sacco vuoto non sta in piedi”. Ecco.. l'Europa è oramai un sacco vuoto, un corpo putrescente senz'anima, e come tale non può stare in piedi né opporsi a nessuna minaccia esterna. Non potrà opporsi a niente e nessuno se non ritrova la sua anima, se non risuscita il corpo sociale, se non ritrova Cristo e la Croce, Unica possibilità di Resurrezione: quella Croce che invece cerca in ogni modo di nascondere, e financo sbeffeggia e villipende.
La morsa delle due ali di cavalleria, l'estremismo religioso e l'integralismo materialista, si sta quinci e quindi stringendo sempre più...
Ma ai pochi Cavalieri rimasti in Occidente, fedeli al Verbo et alla Tradizione, che perseverano nella Preghiera e preparano le Armi della Luce per la Battaglia Ultima, il Signore parla precisamente, proprio in questi giorni, e fa sentire così la Sua Vicinanza ad essi.
Proprio Domenica, alla Santa Messa, ha detto alla prima lettura che “sarà un tempo di angoscia” ma anche che “sorgerà Michele, il Gran Principe, che vigila sui Figli”... dipoi, nel Vangelo ricorda la Parabola del Fico, et i Segni degli Ultimi Tempi.
Et ancora, proprio da Lunedì e per tutta la settimana, li accompagna ogni giorno nella istessa Liturgia, con la Lettura dei Maccabei, ove un manipolo di pochi Coraggiosi Guerrieri si ritrova solo contro millanta, stretto in una morsa, combattendo per conservare la Fede e la Tradizione dei Padri, in un momento ove tutti si sono invece dati all'idolatria et alla violenza...
Et ancora, Egli porterà a Buon Termine questa conversazione con i Suoi, perché proprio Domenica sarà la Solennità di Gesù Cristo Re dell'Universo Mondo, che ha promesso di tornare presto e Vittorioso, per ristabilire in Eterno il Regno della Giustizia e della Pace.

Anche nel mezzo della morsa inimica, rimaniamo adunque saldi nella Fede e nella Tradizione, segnati della Croce, ascoltando et eseguendo gli Ordini, e colla mano pronta all'elsa della Spada: si Deus nobiscum, quis contra nos?

E il Sacro Stendardo del Re dei Re non tarderà ad arrivare.  

mercoledì 14 ottobre 2015

IDOLI E CALZARI


Ci sono sempre stati, creati dall'uomo secondo i tempi. Ad essi poi si dava una forma visibile che ne richiamasse la pretesa realtà trascendente. Un vitello d'oro, delle statuette di legno, sculture di pietra, o più recentemente della carta colorata con delle stelle e la cifra d'un numero. Vi son persino sciocche madamigelle che per idolo han scelto delle scarpe.
Ma tutti quest'idoli son forme egualmente inconsistenti e illusorie, cioé senza alcuna realtà trascendente, e che non possono Salvare alcuno. E come le scarpe, gl'idoli seguon la moda dei tempi.
L'ultimo idolo che l'uomo s'è inventato s'è voluto chiamarlo gesùcristo. Invero non è un idolo del tutto inventato, ma una cattiva copia del Dio Vero.
Un poco come quelle scarpe che vengono dall'Estremo Oriente, e che sembran eguali a quelle de' nostri artigiani.. ma nol sono. Poi, dopo un poco d'uso, si rompono e ci s'accorge d'aver mal speso i propri talenti... ma ormai non resta che camminar scalzi, e prender spini e morsi di serpente alli piedi...
Siccome il Gesù Vero Dio e Vero Uomo è diventato scomodo, e molte cose che ha detto e lasciato non piacciono più, ma anzi infastidiscono perché metton in Luce la menzogna, ecco che se ne costruisce uno “migliore”, un che dice cose che possan piacere a tutti e compiacere tutti.
Non Uno che chiama a Contemplazione et Azione, ma uno che consiglia d'agire senza conoscer l'Altissima Volontà, o filosofeggiare di Quella Volontà ma senza agire.
Non Uno che Chiama a Sè, invitando a lassar tutto, ma uno che lassa ognuno dove e come si trova, e con tutto quello che ha, peccati ed errori compresi.
Non un Figlio d'Uomo in Carne e Sangue, Verbo di Dio, ma una sagoma di legno o di pietra, che essendo vuoto immobile e muto, li si può far dir ciò che più aggrada.
Non l'Unigenito Figlio di Dio, Sommo Maestro, morto sulla Croce e poi Risorto, Espiazione ma anco Essempio, ma un simpatico e baldanzoso filosofo, che forse ha salvato il mondo chiacchierando e canticchiando, come si vorrebbe che facessero tutti, anche innanzi il Santissimo Sacramento.
Non il Vero Gesù Cristo, ma un gesùcristo fatto a immagine e somiglianza dell'uomo, ovverossia un idolo, e una cattiva copia dell'Originale.
Come le anzidette scarpe dell'Oriente. Ma si badi a quanto detto a proposito delle scarpe: quando queste si rompono, ci si trova a dover continuare a camminare scalzi... su questa terra come penitenti, e tra molti dolori alli pié, ma pur e peggio può capitar financo di prender spini e morsi di serpente per l'eternità.
Dipende da quando uno s'accorge che le sue scarpe non son altro che bieca imitazione.
Dipende se, quando s'accorge dell'imitazione, “va, vende tutto quello che ha”, e compra quelle vere.
Perché invero l'uomo è chiamato sì a camminar senza calzari, ma sul Sacro Suolo della Gerusalemme Celeste, insieme al Suo Vero Signore e in Comunione colle Schiere de' Santi.

E dunque, come strillavano una volta i mercanti alle fiere, quand'eravam piccini: “Non fatevi ingannare dalle imitazioni!”. E spendiam bene i nostri Talenti.. mettendoli al Servizio dell'Unica Verità.

mercoledì 23 settembre 2015

IL BALZO DELLA FEDE


Viene un momento in cui il Cavalier trovasi innanzi un baratro nerissimo, un dirupo altissimo, profondissimo et oscuro.
Se si fa prender dallo sconforto e dalla paura, egli rimarrà lì, sul bordo della roccia, forse per sempre. Altri cavalieri hanno invece provato ad attraversarlo, ma confidando solo in sé stessi, son precipitati, e di lor non s'è più saputo nulla, son caduti nell'oblio.
Ma se il Cavaliere non guarderà sotto né altrove, e continuerà ad aver lo sguardo fisso al Sacro Calice, che è pur sua Meta, allora da Questo istesso verrà la Fede che vincerà ogne sconforto et ogne paura, e il Cavaliero passerà quel baratro come fosse cosa da nulla e semplicissima.
Talvolta trovasi sul baratro uno cavalcone, un ponte traballante, ma ciò non fa differenza alcuna: non è nel ponte che bisogna sperare.
È questa una prova di Fede, che si può presentar al Milite una o più volte sul Cammino. E può trovarsi un precipizio più o meno profondo, più o meno nero, più o meno largo. Non importa. Non importano né le sue dimensioni né la sua oscurità. Importa la Fede del Cavaliere.
Così come successe a Pietro Apostolo. Egli, chiamato dal Sommo Maestro che gli disse “Vieni!”, scese dalla barca, guardando il Cristo, e cominciò a camminare sulle acque come Lui. Ma a un certo punto, invece di continuare a guardare il suo Signore, iniziò a guardare al vento, ai flutti, al buio delle acque sotto i suoi piedi, e iniziò a sprofondare... Gesù allora tese la mano, lo tirò su, e gli disse “uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.
Il Santo Graal è lì, appena oltre il baratro. Gesù ha sempre la mano tesa verso il Cavaliere.
La nostra Fede non chiede altro che sempre guardare al Sommo Maestro, e continuare a camminare verso di Lui. È ben poca cosa invero, ma permette di camminare sulle acque, superare ogne bufera, passar oltro enormi baratri, e giungere al Santo Calice. Non abbiate paura, ma Fede. Lasciamoci condurre da Lui, e da Lui solo. E non mai distogliamoci dalla Cerca, ma procediamo in Essa con gran balzi di Fede!
Non guardiamo mai altrove, o Cavalieri !

martedì 25 agosto 2015

LUIGI SANTO RE CROCIATO


Ah! Volesse Iddio ch'ogni governante stolto avesse invece sempre presente l'essempio del Re Santo Ludovico! Se almen un briciolo della sua regal saggezza fuisse nell'animo di costoro che oggi son a capo delle Nazioni, saremmo in gran prosperità.
Elli che prima d'ogni cosa fu divotissimo all'Onnipotente, a Suo Figlio il Re de' Cieli, e alla Santissima Signora, giacché era ben conscio che non v'è potere alcuno, né Regalità, che non discenda da Dio, così come il Signore ricordò financo a Pilato. Ben conscio era Luigi che non vi può essere Corona alcuna rilucente d'oro e di gemme sul capo d'un regnante, se quello stesso capo non è rilucente della Luce dello Spirito e della Sapienza che vengono dall'Alto. Mente Illuminata deve aver lo Sovrano, per esser veramente tale, giacché così come l'anima illuminata porta Luce al corpo, equalmente il Re illuminato dona Luce allo Regno suo.
Elli fu così consapevole dell'altezza dello suo compito, quest'Altezza Reale, e considerando che chi si sarà umiliato sarà innalzato, che si fece financo Terziario Francescano, lavò li piedi delli poveri ogne settimana e li servì alla sua tavola, e partecipò alla costruzione d'un Monastero portando carriole de pietrame.
Abbassò se stesso, ma mai abbassò sua Dignità Regale. Mai dismise sue vesti e paramenti, mai donò ad altri o gettò via li simboli, d'oro e d'argento, di suo Uffizio. Strenuamente e fieramente andava allo assalto pel primo nelle Crociate, dopo che tutta l'armata si fosse confessata, e difese Corona sua dalle pretese del fratello, e sempre tenne in conto l'onore e la deferenza ch'eran dovute non già a lui uomo, ma allo Seggio del Trono. Primo Cavaliere del Regno, fu così devoto alli Principi di Cavalleria, che fatto prigioniero dal Califfo, fu poi liberato dietro riscatto, anziché acciso, per rispetto verso suo onore e coraggio e dignità di Guerriero.
Come uomo s'umiliò da sé stesso, come Re fu innalzato dall'Altissimo.
Avea così a cuore li sudditi suoi, havendo sempre presente l'esempio del Re dei Re e Signore dei Signori, che ogne volta che visitava una cittade, avea innanzi stuolo di scrivani e presbiteri, che raccoglievan per iscritto tutte richieste e suppliche d'ognuno, per poi render a tutti giustizia. E mantenne in Cancelleria liste de tutti li poveri, dell'artigiani sanza lavoro, de vedove et orfani sanz'aiuto, de figlie sanza dote, di modo da poter redistribuir a loro li risparmi dello Regno, acquisiti non già con tasse e balzelli, ma con accorta politica economica e intelligenzia commerciale.
Tutto questo lassò in eredità al figlio suo. Tutto questo lassa in eredità ad ogne governante.
Ma del resto, accettar un tal essempio e una tal eredità, significa anzitutto accettar Christo Gesù come Signore e Salvatore, e aspirar al Regno de' Cieli, piuttosto che a seggi e cattedre per propri interessi e propri forzieri... chi dunque ne sarebbe capace oggidì..?
Ma se non abbiam Re illuminati a governarci, almeno, o Cavalieri, ci benedica oggi Luigi, Santo Re Crociato, giusto e fiero, nelle nostre Battaglie, e seguendo lo consiglio del Loyola, guardiamo a Re Ludovico, Re terreno, per aver una minima, minuscola, millesimale, idea della Bontà e della Giustizia del nostro Re Eterno.
Per render al Re dei Re Gloria e Onore e Lode, e pregar che torni presto. Che sempre in nostro cuore e nostre membra regni et imperi Christo Gesù! Giacché Elli, come Luigi e ben più di Luigi, renderà ad ognuno Giustizia, e a tutti i Suoi redistribuirà li Frutti del Suo Regno.


mercoledì 15 luglio 2015

URIELE ARCANGELO, E L'ALTRI DIMENTICATI


Lo ricordan oggi i Fratelli della Chiesa Ortodossa. Ma nol si troverà nel calendario romano. Piace quivi egualmente ricordarlo, ché mai fu vietato né si crede vi sia alcunché di male se porta buon frutto, giacché l'Arcangeli, simbolicamente parlando, è giusto sian Sette. Sette Trombe, Sette Coppe, e sette torri malefiche che saran abbattute d'altrettanti Arcangeli, et altri ancor bei significati. Dice del resto l'istesso Raffael Arcangiolo, in Libro di Tobia, ch'é nelle Sacre Scritture: “Io son Raffaele, un de' Sette Angeli che sono al Servizio di Dio, e hanno accesso alla Maestà del Signore”.
E l'Arcangiolo Uriele non è certo invenzion di fantasia, ma invece era un de' particolari Protettori dei Monaci Francescani, e lo si trovava una volta menzionato con ogne onore nell'Atti de' Santi, e nella Messa et Officio a Gabriele Arcangelo approvati per lo Santo Pontefice Leone X. Negli Scritti Sapienzali dell'Ebrei, son millanta e più i riferimenti, né si dimentican di lui Copti e Siri.
Fu tolto dalla Liturgia e dalla Memoria adducendo che non si trova Suo Nome nelle Sacre Scritture: pure molti Santi et altre canoscenze non vi si trovano, ma non per questo son sconosciuti alla Tradizione e al Magistero... ché se ragionassimo con “sola Scriptura” sarem protestanti... anzitutto Questa, da Questa, e con Questa, ma senza escludere giusti ammaestramenti che da Questa derivano: come visto, ben si dice in Scrittura che son Sette gli Spirti Potenti.
Fu dimenticato dalla Chiesa, Uriele e l'altri, anco perché v'eran genti che ne facevano idoli, e l'invocavano in pratiche blasfeme: e anche questo oggidì non è invero cosa sconosciuta, in ispecie per i seguaci de “la nuova era”.
Ma fueron molti li Santi e li Beati che tributavano gran venerazione all'Arcangelo Uriel.
Uriele significa Fiamma di Dio, e son multissimi l'affreschi e le pitture nelle Chiese e Basiliche più antiche, che lo raffigurano con Spada e Fiamma, o ch'accompagna un fanciullino, giacché è noto esser stato l'Agnolo Custode di Giovanni Battista, Santo Precursor.
Come Uriele, si son dimenticati pur Geudiele, che sta per Lode di Dio, Sealtiele, Voce di Dio, e Barachiele, Benedizione di Dio.
Son Tradizioni Antiche, che piacciono al Cavalier, il qual vive con la consapevolezza che nel mondo vi sono Miriadi di Forze Angeliche, e minori forze malvagie, Un Solo Dio Onnipresente, e un nemico negletto che vorrebbe farsi dio. Questo è il suo mondo, visibile e invisibile, ma né generico, né vago, né anonimo. E il Cavaliere dà un Nome ad ogne cosa. Adamo diede un Nome ad ogne cosa. Chi è come Dio, la Forza di Dio, e la Medicina di Dio, han un Nome. Non v'è motivo affinché non debbano averlo financo la Fiamma di Dio e l'altri. Non si può certo dir che dell'Altissimo non vi siano la Fiamma, la Lode, la Voce e la Benedizione ch'agiscono nel mondo. Non si può certo dir che per tali funzioni, come per tutte l'altre, l'Onnipotente non habbi Spiriti Serventi che Li prestino dovuto servigio, come afferma l'istesso Raffael. Mai si faccia idolatria dell'Angeli et Arcangeli, ma nemmen ci si dimentichi d'Essi. Non si facciano giammai pratiche non concesse, epperò si rimembri come ancor multi son l'Altari e le Cappelle dicati ai Sette Spiriti Potenti innanzi a' quali si può ben sostare. Sette Arcangeli che son a noi Aiuto Potente per Conto del Signore dei Signori, et Essempio Perfettissimo.
Coll'Aiuto de' Sette, ravviviamo allordunque la Fiamma dell'Altissimo e risplenda Sua Luce, sian rese Lodi all'Onnipotente, si chiedan a Lui Benedizioni per ogne azion nostra, e in ogne cosa si cerchi Sua Voce. Ch'é questo un rimembrar e adoprar Guerriera Disciplina. 
Sia ringraziato quinci Iddio, Che ci ha dato Suo Figlio, Suo Verbo e Nostro Re, ma anco ben Sette Principi, per non farci mancar in niuna cosa Suo Amore e Sua Giustizia, e per iscacciar lungi il nemico antico.

mercoledì 15 aprile 2015

DELLE FERITE IN BATTAGLIA


Non son pochi li dolori che un Cavaliero dee sopportar ne la sua vita, e in ispecie nel Combattimento. Alcuni più grandi, altri meno. 
Ma, in Combattimento, tutti son frutto delle sue scelte. Non puole elli negarlo: non può accusar lo compagno, né la dama, né il vessillifero, né il trombettiere. Così fan li codardi, e così avrà lor stessa mercede: niente di niente se non parole al vento.
S'è stato ferito alla gamba, è a motivo che non ha parato lo colpo basso. S'è ferito alla gota, è a motivo che non ha tenuto guardia alta. S'è ferito allo braccio, è motivo che non ha tenuto velocitade ne lo ritrarlo. 
Ma ogni ferita, ogni doloro, è per suo ammaestramento. Persino lo fanciullino lo sa: lo foco brucia, affinché non abbia a perdervi le mani dentro... 
La ferita alla gamba, ha elli insegnato di parar li bassi, quella alla gota a tener guardia alta ove serve, quella allo braccio a esser più veloce nell'avanzare e nel ritrarsi. Ove l'errore è stato più grande, la ferita è più profonda, e la cicatrice permarrà gran tempo, per dar più grande e ferma lezione.
Il Cavaliero ha molte ferite. Non se ne vergogna. Anzi, le espone: son segno del Combattimento, della sua esperienza, delle lettioni apprese. Chi non ha ferite -non si faccia ingannare alcuno- non è un Maestro di Guerra, ma lo peggio tra l'impostori, un che di certo non ha mai partecipato a niun Combattimento, un che blatera di cose che non nosce.
Faccia attenzione dunque il Cavaliero alle sue ferite, le miri e le rimiri, non le asconda, ma ne tragga sempre nuove astuzie e strategie. 
Ché Un Giorno, s'egli n'avrà fatto Tesoro, quelle sue ferite saran ulterior Sigillo sullo Lassapassare per li Cancelli dell'Eternità.

giovedì 19 marzo 2015

ECLISSI


Prevedono li strolaghi che doman vi sarà eclissi di sole, concomitante con l'equinozio di primavera.
Evento raro, che non si verificava de l'anno del Signore 1662, e che venne allor in un periodo d'aspre guerre per mare, con li Regni dell'Impero d'una parte, e li Turchi dall'altra; periodo d'attentati a Palazzi et Ambasciate, per mano turca, ma anco per mano delli stessi sudditi di que' Regni; et eran questi Regni tutti una discordia, tra loro, et entro li stessi lor confini. Propriamente come al tempo presente.
Così, del resto, ci consiglia l'istessa eclissi. Ciò che regola il tempo e governa l'ordine delle cose in natura, ossia il sole, è messo in ombra e oscurato. L'ordine che pareva immodificabile, è dunque et invece grandemente turbato. In alcune contrade, a sovrastar le genti, non è il lume del giorno, ma una fioca mezzaluna.
Momenti, oggidì come quattrocentanni orsono, ove la Luce che giugne al mondo è poca o nulla.
Ma se, come già ebbimo a dire, il Tempo è per la Tradizione movimento spiraliforme, che torna e ritorna come la eco, ma pur avanza innanzi, son atmosfere che certo si ripropongono, ma anco si acutizzano...
Il Cavaliero mai combatte al buio, niuna sua azione egli fa nelle tenebre. Ciò fanno i ladri.
Come si ferma e si tace la natura intorno a lui, anch'egli si tace e si ferma con lei, et usa queste hore d'eclisse per la meditazione e la preghiera. Rimane in attesa. Ha Fede. Perché sa quali sono i Disegni Divini: Li ha letti nel Testamento che gli è stato lasciato, insieme colle Profezie, che son Verità Eterna, e non previsione del futuro.
Sta con l'occhi chiusi assorto in preghiera, e anco medita su Luce e ombra, crescita e decadimento, morte e rinascita, Alto e basso, mano destra e mano sinistra; mentre medita e priega, pian piano il buio e la mezzaluna scompaiono, per far posto, nuovamente, alla sfera di luce del giorno.
E quando il Guerriero apre l'occhi, come la pietra che chiudeva il Santissimo Sepolcro, anco il disco che oscurava il sole, è rotolato d'una parte. L'uccelli intonano nuovamente lor canti. L'Ordine è ristabilito. La Luce è tornata su tutto l'orbe.
Ancor più forte si riflette sulla sua Spada, perché il Mezzodì s'avvicina et essa è ancor più vivida.
Ha dunque altro bon motivo per ringraziar l'Iddio dei Cieli, ch'a voluto donar momento di riflessione, e ulteriore Segno ch'Ei non lascia mai inascoltato chi, come Giobbe, ne' tempi oscuri, prega “post tenebras spero lucem”.

venerdì 13 marzo 2015

LA GRAN MERETRICE


La donna era vestita di porpora e di scarlatto, d'una veste regale, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle... e potei scorgere come la donna fosse ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri...”.
Multi son li significati de la Visione del Profeta di Patmos. Sanza dubbio, qual falsa religio, la gran sgualdrina sta pure all'opposto della Vera Sposa, ch'è la Santa Chiesa. Ma è qualcosa di più, e rivela altri aspetti et altre letture.
D'una visuale di casta guerriera, è anco personificazione dell'opposto di quella Donna Fedele ch'è invece Sapienza, Speculum Iustitiae, Fonte Immacolata di Grazia e Giustizia Divina, e che Sempre sta accanto all'Onnipotente. Perciò la prostituta è ebbra del sangue delli santi et delli martiri. Per falsa giustizia, costoro son infatti stati accisi, e si attenta oggidì a quelli che seguon la Via. Con la falsa giustizia, tutti li Regni e le Luogotenenze del mondo han sempre fornicato, e continuano a farlo.
È questa la giustizia che, lassato l'Amore e l'Ordine, s'è prostituita al disordine per servir li ricchi e protegger li potentati. Essa è stata da lor adornata di pietre preziosissime, e s'è coverta de panni regali. Et ella s'è venduta loro. 
Ha aspetto di autoritade legittima, ma è invero puttana dalli millanta interessi e voglie indicibili, senza genealogia e radice, che serve ora Babilonia, criptopolitica et blasfema.
Sotto le vesti sontuose asconde un accrocchio di millemila e più leggi, et regolamenti, et decreti, et statuti, che hanno per unico fine e risultato de favorire li secretari de governo e li ricchissimi commercianti, e annichilire l'altri tutti.
Norme et canoni che riducono in fame oneste famiglie, e che empion le tasche di que' pochi secretari e commercianti. Che fan fuggire li deliquenti, ma incatenano li poverini. Che autorizzano a distruggere nazioni intiere, ma non consentono di mover guerra a chi sgozza e massacra. Che permettono di buttar milioni di danari in inutili fabriche, ma non lassano nemmen pochi spiccioli per ciò che sarebbe d'utilitade e d'urgentia. Che consenton financo lo commercio di schiavi, ma puniscono et osteggiano la già povera compravendita de l'ortolano, del boscaiolo, e del mugnaio, dell'oste, e d'altri che faticano.
Ebbene, non tema il Cavalier, ma tenga strettissima la Spada. Da' suoi attacchi ci si difenda con Veritade, ch'ella teme, e che, si creda, può recarle sempre terribili ferite. 
E anco se tal donna mostruosa, posta in campo e mossa dall'avversario antico, va pur detto, non può essere per ora sconfitta del tutto, il Cavalier mai si stacchi dalla Fé. 
Essa siede infatti sulle acque. Sulle passioni e sulle moltitudini sempre più agitate. Il suo passo è ormai malfermo. Cadrà presto, e con il suo manto trascinerà sul fondo quanti han con lei fornicato, quanti ella proteggeva. 
Così è Scritto e Stabilito in Eterno: le sue vesti saranno stracciate, le sue carni divorate, et infine sarà data alle fiamme. Come si conviene ad una pervertita senza pentimento et a' suoi amanti. 

giovedì 8 gennaio 2015

DE LE MORTI IN REGNO DI FRANCIA


Giugne da Parisli notitia di due huomini, o forse sarebbero da definir bestie, se non s'avesse rispetto per li altri viventi creati dall'Onnipotente, ch'avrebbero acciso dodici inermi.
Pur è vero, che quegli che fu vittima più nota dell'accisione, non fu forse totalmente scevro di colpe. Irridere in guisa tanto vulgare et oscena alla religione, tanto quella confessata in terre maommettane quanto quella confessata in occidente o altrove, non è cosa di cui andar fieri.
Ma men fieri si può andare d'un atto d'aggressione tanto vile. Non si trova né coraggio né ideale né strategia alcuna nell'andar ben armati et a capo coverto a trucidar di sorpresa genti disarmate, e dipoi fuggire come topi o ratti per ascondersi. 
Esso è semmai cosa di cui vergognarsi, innanti a Dio e innanti all'huomini.
Allah è davvero Il Forte, Il Degno di Lode, Il Glorioso, Il Grande. Son molti che millantano di servirLo, o Lo offendono, a essere deboli, degni di biasimo, senza gloria alcuna, e men di minimi. 
V'è forse una morale, in questo terribile avvenimento: anche far li caciari ha un prezzo, riscosso per mezzo d'altri caciari. Dantescamente. L'esaltattione dello ateismo non porta a migliori frutti dello fanatismo religioso. Niuna delle due ha portato a Virtù e men che meno a Pace. Ma solo ancor più grande divisione et morte.