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mercoledì 23 settembre 2015

IL BALZO DELLA FEDE


Viene un momento in cui il Cavalier trovasi innanzi un baratro nerissimo, un dirupo altissimo, profondissimo et oscuro.
Se si fa prender dallo sconforto e dalla paura, egli rimarrà lì, sul bordo della roccia, forse per sempre. Altri cavalieri hanno invece provato ad attraversarlo, ma confidando solo in sé stessi, son precipitati, e di lor non s'è più saputo nulla, son caduti nell'oblio.
Ma se il Cavaliere non guarderà sotto né altrove, e continuerà ad aver lo sguardo fisso al Sacro Calice, che è pur sua Meta, allora da Questo istesso verrà la Fede che vincerà ogne sconforto et ogne paura, e il Cavaliero passerà quel baratro come fosse cosa da nulla e semplicissima.
Talvolta trovasi sul baratro uno cavalcone, un ponte traballante, ma ciò non fa differenza alcuna: non è nel ponte che bisogna sperare.
È questa una prova di Fede, che si può presentar al Milite una o più volte sul Cammino. E può trovarsi un precipizio più o meno profondo, più o meno nero, più o meno largo. Non importa. Non importano né le sue dimensioni né la sua oscurità. Importa la Fede del Cavaliere.
Così come successe a Pietro Apostolo. Egli, chiamato dal Sommo Maestro che gli disse “Vieni!”, scese dalla barca, guardando il Cristo, e cominciò a camminare sulle acque come Lui. Ma a un certo punto, invece di continuare a guardare il suo Signore, iniziò a guardare al vento, ai flutti, al buio delle acque sotto i suoi piedi, e iniziò a sprofondare... Gesù allora tese la mano, lo tirò su, e gli disse “uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.
Il Santo Graal è lì, appena oltre il baratro. Gesù ha sempre la mano tesa verso il Cavaliere.
La nostra Fede non chiede altro che sempre guardare al Sommo Maestro, e continuare a camminare verso di Lui. È ben poca cosa invero, ma permette di camminare sulle acque, superare ogne bufera, passar oltro enormi baratri, e giungere al Santo Calice. Non abbiate paura, ma Fede. Lasciamoci condurre da Lui, e da Lui solo. E non mai distogliamoci dalla Cerca, ma procediamo in Essa con gran balzi di Fede!
Non guardiamo mai altrove, o Cavalieri !

mercoledì 15 aprile 2015

DELLE FERITE IN BATTAGLIA


Non son pochi li dolori che un Cavaliero dee sopportar ne la sua vita, e in ispecie nel Combattimento. Alcuni più grandi, altri meno. 
Ma, in Combattimento, tutti son frutto delle sue scelte. Non puole elli negarlo: non può accusar lo compagno, né la dama, né il vessillifero, né il trombettiere. Così fan li codardi, e così avrà lor stessa mercede: niente di niente se non parole al vento.
S'è stato ferito alla gamba, è a motivo che non ha parato lo colpo basso. S'è ferito alla gota, è a motivo che non ha tenuto guardia alta. S'è ferito allo braccio, è motivo che non ha tenuto velocitade ne lo ritrarlo. 
Ma ogni ferita, ogni doloro, è per suo ammaestramento. Persino lo fanciullino lo sa: lo foco brucia, affinché non abbia a perdervi le mani dentro... 
La ferita alla gamba, ha elli insegnato di parar li bassi, quella alla gota a tener guardia alta ove serve, quella allo braccio a esser più veloce nell'avanzare e nel ritrarsi. Ove l'errore è stato più grande, la ferita è più profonda, e la cicatrice permarrà gran tempo, per dar più grande e ferma lezione.
Il Cavaliero ha molte ferite. Non se ne vergogna. Anzi, le espone: son segno del Combattimento, della sua esperienza, delle lettioni apprese. Chi non ha ferite -non si faccia ingannare alcuno- non è un Maestro di Guerra, ma lo peggio tra l'impostori, un che di certo non ha mai partecipato a niun Combattimento, un che blatera di cose che non nosce.
Faccia attenzione dunque il Cavaliero alle sue ferite, le miri e le rimiri, non le asconda, ma ne tragga sempre nuove astuzie e strategie. 
Ché Un Giorno, s'egli n'avrà fatto Tesoro, quelle sue ferite saran ulterior Sigillo sullo Lassapassare per li Cancelli dell'Eternità.

sabato 19 aprile 2014

LE PALUDI DELLA TRISTEZZA


Non v'è Cavaliere che non abbia dovuto attraversare almeno una volta le Paludi della Tristezza nel suo errare. Una vecchia storia, non si sa quanto veritiera, narra che vi capitarono persino gl'Apostoli, e che a un albero d'esse sarebbe ancor appeso impiccato quel che resta dello scheletro di Giuda il traditore. S'avventurarono colà alcuni de' Cavalieri d'Artù, poi Cristiano e Grancuore, e il giovane Guerriero Atreyu vi perse addirittura il suo bel destriero Artax.
S'aggirano per le paludi fantasmi che recano ricordi di sconfitte, e mostri di varie specie con grandi unghie che ghermiscono l'animo, et altri simili a ragni giganteschi che intrappolano le lor vittime in una tela, per non più farli fuggire. In esse si può perdere qualsiasi cosa del Bagaglio o della Vestizione o dell'Armi, e fortissimo è il senso d'abbandono, di scoramento, di fatica nell'incedere.
Non pochi v'hanno trovato la morte, non si può nascondere, e molti son quelli c'hanno perso nel fango una parte de' lor Ideali.
Nel bel mezzo degli acquitrini melmosi cresce il Fiore delle False Speranze che, meraviglioso a vedersi di lontano, è l'unica fonte di colori in queste tetre lande grigie, et emette una flebile fluorescenza. Ma appena il viandante s'avvicina ad esso e tenta di coglierlo, il fiore, in un momento, appassisce e si frantuma. I suoi resti marci vanno ad accrescere il pantano delle paludi et altri fuochi fatui. Tanto più terribile questa cattiva pianta, giacché il viandante per raggiungerla potrebbe perder la Strada Maestra che lo porterebbe fuori dalle Paludi.
Il Cavaliere non deve scoraggiarsi, ma tener ben stretto il borsello degli Ideali, e appoggiarsi di continuo alla sua Spada, come a un bastone, per non sprofondare. Quand'anche le nebbie sembrino sopraffarlo, attutiscano la voce, e par che nessuno possa udirlo, il Cavalier che voglia salvarsi et uscire dalle melme maleodoranti, continua a sgranare e recitare il suo Rosario, ostinatamente. Se anche la Fede vacillasse, egli continua almeno per Marzial Disciplina. Si ricorda invero che s'é in vita, vuol dir che l'Altissimo ha ancor progetti su di lui.
Così facendo, prima di quel che credesse, il buon Cavaliere inizia a riscorgere la Luce in mezzo agli alberi rinsecchiti e marci, La segue, e prestamente esce dai pantani per raggiunge la terra ferma e assolata.
Guardandosi indietro scopre che l'Angelo suo Guardiano non l'aveva mai abbandonato. 
Al Sole, il fango ormai secco sotto gli stivali può essere scrollato via, e il Cavalier può rimontar in sella, al galoppo, tra' fiori di Primavera...

Il buio non dura mai più di Tre Giorni. Così dicono i Testimoni e le Profezie.

domenica 24 luglio 2011

QUO VADIS, MILITE ?

"Dove vai, o Cavaliere?" Un buon Soldato sa sempre dove sta andando e ha un ottimo senso dell'orientamento, tam in spiritualibus quam in temporalibus, tanto nelle cose dello spirito quanto in quelle del secolo.
Un buon Soldato ha una Meta perchè ha una Missione, senza la Quale non sarebbe nemmeno un Soldato. Ma verso quale Meta cammina il Cavaliere? Quali sono le Coordinate Celesti della sua Destinazione?
Il Cavaliere è sempre in viaggio verso la Santa Città, che il suo Cuore sa bene donde trovasi e come raggiungerLa. Ma non può spiegarlo ad altri se non per sommi capi: ogni Cavaliere segue infatti un Sentiero leggermente diverso, ancorchè nella Medesima Direzione.
L'indicazione della Santa Città, data direttamente al Cuore di chi sa Ascoltare il Sommo Maestro, Re della Città stessa e di Tutto, è questa, semplice e mirabile: "Là dov'è il vostro tesoro, Là sarà anche il vostro cuore"...
Ecco è così, si va dove si trova il Tesoro, quello che il Cuore desidera. Il Cuore trasporta il Cavaliere dove desidera, tanto quivi ed ora, nella materia e nel tempo, quanto e ancor più dopo, nel Cielo e Fuori Dal Tempo, per Somma Legge di Corrispondenza: si va Dove si desidera andare.
Dunque ai crocicchi, si stia bene attenti a cosa si desidera, perchè in funzione di ciò potremmo prendere una Strada o un'altra, giungere alla Meta, o cadere in un fosso profondo, raggiungere la Città di Luce e Cristalli, o la buia capitale dell'ade.
Il nemico ben sa questo fatto, e proprio a motivo di ciò cerca in ogni modo di controllare i desideri del popolo e degli eserciti, sa che avendo il controllo dei desideri loro avrà pure il controllo delle loro direzioni e dei loro passi. Sa che così potrà inviarli ovunque voglia e tenerli in pugno. Subdola e vigliacca strategia, di chi non s'espone a spada tratta, ma assolutamente efficace, oggi più che mai...
Faccia bene attenzione adunque il Cavaliere, a ciò che desidera, per sapere Dove sta andando, per veder dove mette i piedi.
Ma se rettamente desidera, non tema nulla, quatunque nelle mille e mille asperità e battaglie, perchè il Cuore lo porterà tuttavia e non di meno, senza tentennamenti, verso il Tesoro Ascoso della Città Santa, che il Re dei Re gli donerà senza riserve.




mercoledì 20 ottobre 2010

ESISTE SOLO ADESSO

Ecco la formula. Un'arma potentissima, che solo i Guerrieri dell'Assoluto conoscono. Se anche gli avversari la conoscessero, non la saprebbero comunque utilizzare. È la Magia del Momento Presente. Una delle più potenti. Ai Cavalieri occorre spesso parecchio addestramento per imparare a usarla al meglio, eppure si potrebbe apprendere in un Attimo.

Pochissime parole si possono usare per descriverla, giacché non si tratta di pensare o discuterne -anzi, tutto l'opposto-, ma solamente e semplicemente di Agire... “Il Regno di Dio non consiste in parole, ma in opere”.

Dal Cavaliere che la esegue, quando si trovi stretto nel bel mezzo di una pletora di nemici che lo insidiano da più parti, si sprigiona una colonna di Luce che corre dalla sua Spada verso l'Alto, e contemporaneamente e immediatamente dall'Alto verso la Spada. La Luce lo avvolge e lo difende dai nemici del passato e da quelli del futuro. Il Guerriero tiene la Spada Fiammeggiante ben stretta tra le mani, con il Cuore rivolto a nessun'altro se non al Signore dei Signori, in un Silenzioso Colloquio, qui e ora. A quel punto gli avversari non tentano più nemmeno l'attacco, tanta è la Forza che emana dai suoi occhi. Quegli occhi sono così concentrati, che l'avversario si rende conto che ogni assalto sarebbe inutile. Se anche vi provasse, la Magia del Momento Presente farebbe sì che nessun colpo andasse a segno, per uno scarto temporale. Il nemico infatti si troverebbe sempre un poco indietro nel tempo, o un poco più avanti, rispetto al Cavaliere. In quell'Unico Attimo Presente il Cavaliere non vede nemmeno più i nemici, perché sono altrove nel tempo rispetto a lui. Benché ancora essi esistano, da qualche parte, nelle ombre del passato o nelle nebbie del futuro, ai suoi occhi si sono dissolti, alla Luce del Presente. Nessun pensiero che riguardi ciò che sarà, potrebbe essere, o è stato, può attanagliarlo. Nessun'arma dell'avversario può nulla contro la Magia del Momento Presente.

Il nemico sarà sempre prigioniero del Tempo, passato o futuro, ma il Guerriero della Verità Eterna è Altrove, Oltre il Tempo. Egli semplicemente è. Sempre. Si tratta solo di prenderne consapevolezza.

venerdì 22 gennaio 2010

LO SFIDANTE

In queste “lande virtuali” ove anche la Torre sorge, capita talvolta di imbattersi in qualcosa di buono.. “Lo sfidante” è una sorta di racconto di fatti accaduti e di fatti che continuano ad accadere ogni giorno, in tutto il mondo; una analisi, in termini moderni, del Piccolo Combattimento, quello che ogni Guerriero è chiamato a svolgere contro il nemico che lo insidia da vicino, molto vicino. Si tratta, in termini più tradizionalmente cavallereschi, del Combattimento che il giovane Cavaliere intraprende contro il basilisco, il piccolo re che domina la vita di molti uomini, compresa la sua almeno fino al primo Tenzone. È la Battaglia che si svolge a livello personale, quella del Cavaliere della Luce contro l’avversario dell’ombra che lo sfida e lo attacca direttamente e singolarmente; è la Battaglia che lo prepara a quella contro il dragone e le sue truppe, che in parte sono già venute e in parte ancora devono venire… Si tratta di un aspetto, fondamentale invero, di quella stessa Millenaria Guerra della quale anche qui alla Torre, ancorché in termini leggermente diversi, cerchiamo di trattare.
Per trovarlo basta chiedere consigli al nano Gogöl, che cerca tutto…
Poi, se non l'aveste ancora fatto, combattete lo sfidante, e uccidete il basilisco!

lunedì 11 gennaio 2010

UN'ARMA PORTENTOSA


I Guerrieri di tutto il mondo si possono distinguere dall’arma che recano sempre seco. La Spada, certo, ma non solo. V’è un’altra Arma, altrettanto potente, se non di più, un’Arma Santa e portentosa conosciuta in ogni luogo e presso ogni Tradizione Particolare, ancorché sotto nomi diversi. E anche da questa il Guerriero mai si divide. I mussulmani la chiamano Tasbih, in Oriente viene detta Aksamala e Japamala, presso i Sacri Monti della Grecia Komboloi. In Occidente la conosciamo come Santo Rosario, o Corona.
Quest'Arma permette al Cavaliere di godere dell’Alta Protezione quando più forte è il nemico, e più assidui i suoi assalti. Attraverso Essa il Guerriero può riprendere la sua concentrazione e la sua attenzione dopo una sconfitta, o può ritrovare l’energia dissipata. Può tornare a Contemplare dopo l’Azione, o può Agire dopo aver Contemplato; cosa meravigliosa, può addirittura Contemplare Agendo, o Agire Contemplando… Non è raro vedere un Guerriero della Verità stringere nelle mani la Spada, avendo al contempo intrecciato in esse il suo Rosario, o notare che le sue labbra si muovono impercettibilmente in orazione e recitazione, con calma e pace, mentre vibra fendenti e punte.
Con Esso il Guerriero è capace di produrre Lingue di Fuoco e Lampi di Luce che si abbattono sul nemico, e non ha più bisogno di ricordare Tecniche di Combattimento o Strategie di Guerra, ma attinge direttamente a quella Abilità Spontanea che viene dallo Spirito. E può divenire imbattibile.
Ora pro nobis!

mercoledì 11 novembre 2009

LIBRI MALEDETTI

Senz’altro il più famoso è il Necronomicon. Benché ve ne siano molti altri. Ci si domanda se libri di questo genere esistano realmente, o siano frutto della fantasia di alcuni scrittori di romanzi. Ci si domanda se abbiano davvero qualche particolare potere. In effetti ogni libro, dal romanzo al manuale di cucito, è capace di provocare cambiamenti nello stato d’animo, modificazioni che a volte sono ricercate propriamente dall’autore, altre volte sono indipendenti dalla sua volontà.
Nel caso dei libri in argomento, non solo l’autore ricerca tali effetti, ma questi sono l’unico fine e obiettivo del testo stesso. Questi libri mirano a provocare rabbia, odio, inimicizie e altri moti negativi dell’animo. Mirano ad inclinare al male le menti e i cuori, e ad allontanarli dal Bene e dal Giusto, provocando la concezione di idee e immagini riprovevoli, o ancora portando chi legge a compiere azioni malvagie facendogli credere di poterne ricevere una qualche gratificazione. Altre volte allontanano chi legge dalla Verità, cercando di dare a intendere come assoluta verità la menzogna. Spesso infondono dubbi, paure, sgomento o desideri infausti. Ed ecco che la cosiddetta “maledizione” si sposta dall’oggetto al lettore.
In questa maniera, con queste armi, l’esercito dell’ombra miete quotidianamente più vittime di tre armate di cavalleria pesante contro contadini indifesi.
Anche questi libri sono scritti sotto una certa influenza, una sorta di inspirazione al contrario. Un’ispirazione che proviene dal basso, anziché dall’Alto, dalla carne anziché dallo Spirito.
Il Cavaliere sta alla larga da tali testi. Conosce la loro provenienza e i loro effetti nefasti. Sa che non sempre la loro copertina è in pelle umana, o il loro inchiostro sangue. Sa che non necessariamente sono ascosi all’uomo comune, o si trovano in templi lontani. È al corrente del fatto che invece, ancor più spesso, alcuni di essi hanno rilegature dai colori sgargianti, inchiostro nero e pagine bianche, e il buon libraio può venderli inconsapevolmente. Fortunatamente c’è un modo infallibile per scongiurare ogni maledizione di questi volumi: basta chiuderli o, meglio, lasciarli dove sono. E leggere Libri Benedetti.

domenica 25 ottobre 2009

POCHI MA AGGUERRITI. E FELICI.

Pochi, ma agguerriti. Agguerriti, e felici. Felici di morire o di vivere per Ciò in Cui si crede. Quindi, sempre e comunque, da uomini Liberi. Pochi sulla terra, ma miriadi nei Cieli. Pochi ma solo apparentemente, dunque. Perché le truppe avversarie che vediamo, niente più che telluriche e materiali, sono un’illusione; fantasmagoria è il loro numero, falsa è la loro potenza. Guardando Oltre, si può Vedere che le forze nemiche sono solo un terzo delle Nostre. Anche se talvolta, quaggiù, le Forze della Tradizione possono sembrare poche, anche se in alcuni momenti questo Esercito può apparire esiguo, ciò non corrisponde alla Verità, e non scoraggerà il buon Cavaliere. Egli, un Giorno, potrà essere orgoglioso delle sue cicatrici, fiero di aver combattuto, lieto di non essere stato codardo, e avrà Giusta Ricompensa per essere stato fedele alla Causa. Egli non si cura di coloro che non intendono combattere con lui, perché sa che se il nemico avanza, non è bene darsi a contare le truppe, i cavalli, le lancie e le alabarde che stanno da una parte e dall’altra, ma è meglio piuttosto ben legare lo Scudo e sguainare la Spada.
Oggi è il giorno dei Santi Crispino e Crispiano. Il giorno della Battaglia di Agincourt.
Non dimentichiamolo. Non dimentichiamo l’esempio e il coraggio di quei valorosi soldati.
Enrico V pregò. Poi, secondo William Shakespeare, con queste sante parole incitò i suoi alla battaglia:

Se è destino che si muoia, siamo già in numero più che sufficiente;
e se viviamo, meno siamo e più grande sarà la nostra parte di gloria.
In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo di più.
Anzi, fai pure proclamare a tutto l'esercito che chi non si sente l'animo di battersi oggi, se ne vada a casa:
gli daremo il lasciapassare e gli metteremo anche in borsa i denari per il viaggio.
Non vorremmo morire in compagnia di alcuno che temesse di esserci compagno nella morte.
Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiano;

colui che sopravviverà quest'oggi e tornerà a casa,
si leverà sulle punte sentendo nominare questo giorno, e si farà più alto, al nome di Crispiano.
Chi vivrà questa giornata e arriverà alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festeggerà dicendo:
"Domani è San Crispino";
poi farà vedere a tutti le sue cicatrici, e dirà:
"Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino".
Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno.
Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche - Enrico il re, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester - saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno questa storia.
Ogni brav'uomo racconterà al figlio, e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da quest'oggi,
fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi.
Noi felici, pochi.
Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello,
e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata,
e tanti gentiluomini ora a letto in patria

si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui,
e menomati nella loro virilità sentendo parlare chi ha combattuto con noi

questo giorno di San Crispino!

25 ottobre, Anno Domini 1415. Settemila uomini appiedati, contro venticinquemila di cui mille a cavallo, vinsero il combattimento.

venerdì 3 aprile 2009

MOLTI NEMICI, MOLTO ONORE

Dice il Monaco Evagrio: “Se coltivi la preghiera, preparati agli assalti dei demoni e sopporta fortemente i loro colpi di frusta. Essi, infatti, come belve feroci si scaglieranno contro di te e ridurranno male tutto il tuo corpo” . È impossibile sottrarsi al Combattimento. Chiunque ad un certo punto decida di schierarsi, sarà preso di mira dal nemico. Strano? Certo che no.. Se qualcuno imbraccia l’armi e veste un’armatura, innalza un Sacro Vessillo, senz’altro sarà considerato “nemico” dal nemico. Inevitabilmente. Se poi un tal Cavaliere combatte strenuamente ogni giorno, né teme le armi avversarie, né teme la morte -perché già morto in Verità- , e non sopporta alcuna menzogna o ingiustizia, allora sarà ancor più inviso alla fazione avversa, e più risorse saranno spese da questa contro di lui. Più un tal soldato sarà ritenuto pericoloso, più sarà osteggiato. E sia dunque! Siano pure le ombre più nere, se questo avviene perché la Luce è più intensa.. Molti nemici, molto onore! Spada alla mano…!!

martedì 31 marzo 2009

DAVIDE E GOLIA


A volte è un piccolo gesto a cambiare in maniera determinante una situazione di Conflitto. E spesso il gesto è compiuto da una singola persona. Anche i più piccoli gesti, quelli quotidiani, sono una parte minuscola ma determinante dell’azione di Guerra, se compiuti secondo Giustizia e Verità. Non solo: proprio da un piccolo gesto, talora, può nascere nuovo ardimento che risollevi i molti, che infonda coraggio e virtù. È necessario agire, qui e ora. L’esempio di Davide, dal Testo Sacro, è lì a dimostrarcelo. Egli solo, giovinetto, si scagliò in singolar tenzone contro Golia, un gigante alto sei cubiti. Un solo colpo di fionda, dritto alla testa, falcidiò l’essere mastodontico, che interi eserciti non erano stati capaci di sconfiggere. Il Cavaliere deve tenere ben presente il coraggio e la fede di Davide, e non cedere alle astuzie e agli inganni del nemico, che con la sua “falsa informazione” cerca di farci credere che non abbiamo i mezzi per ricacciarlo donde è venuto, che un singolo uomo non può far nulla contro il nemico apparentemente soverchiante. Da sempre è strategia militare abbattere il morale del nemico. Ma il nostro nemico antico, per scoraggiarci, usa illusioni. E le illusioni non sono reali. Non è reale che le sue truppe siano maggiori per numero o per potenza. Non è reale che un singolo uomo non possa sconfiggerne mille. È grave mancanza per il Guerriero della Tradizione, non aver fede in Colui che disse “Tutto è possibile a colui che crede”, e non credere alla Sacra Scrittura che afferma “Quando andrai in guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli e carri e forze superiori a te, non li temere, perché è con te il Signore tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto. (…) Non temete, non vi smarrite e non vi spaventate dinanzi a loro, perché il Signore vostro Dio cammina con voi per combattere per voi contro i vostri nemici e per salvarvi”.
Un grande Guerriero d’Oriente disse pure “la disposizione mentale con la quale abbattete un singolo avversario è la stessa che vi permette di vincere dieci milioni di uomini”.
Il vero Cavaliere non teme il nemico, ovunque nel mondo. E se i giganti sono stati uccisi, i loro spiriti inquieti continuano ad aggirarsi tra gli uomini. Non solo, esistono pure i giganti materiali della criptopolitica. Diamo battaglia dunque a costoro, senza paura alcuna e senza tregua, con lo sguardo fisso alla Parola che ci incita, al Calice che ci disseta. Persino ove fossimo scambiati per novelli e strani Don Chisciotte, da coloro che vedono solo mulini a vento.