Di fronte a quest'immagine di Mastro
Durer, che così bene e profondamente riassume la Via del Cavaliere,
mille e mille pensier s'affollano nella mente, dialogan tra loro, ne
rincorrono altri, e altri ne suscitano. Risulta allor quasi
impossibile fermarli, e metterli per iscritto...
Ma se non ne siam capaci, lasciamo
allordunque che sia altri a dire di quest'opera, che certissimamente
non possiamo non mostrar quivi, alla Torre; uno che in modo eccelso
ha saputo carpirne lo spirito e renderlo in parole, delle quali ne
riportiamo una parte, ancorché sarebbero forse da riportar tutte.
Così favella intorno alla bella
immagine il Giovanni Cau:
Vi sono la guerra, la preghiera,
l'amore, il giuoco e la contemplazione. Tutto il resto, poi, non è
che triste fatica.
Un invisibile cerchio, di cui egli è
il centro, si sposta sulla Terra mentre il Cavaliere avanza. Cammina
in mezzo a un sole riverberato.
Egli ama la morte? Ogni grandezza è
costretta ad averla per compagna; infatti come si può essere il
primo, il migliore, sì, come si può camminare in testa, senza
correre un rischio mortale?
Il Cavaliere è tutto duro di Fede e di
certezza. Il suo destriero è quel tranquillo animale che non vacilla
davanti alle fiamme rampanti dell'inferno. Il Cavaliere è quel
blocco di Fede che non esita a varcare le porte di città abbandonate
dagli abitanti, dove troneggia la peste. È duro di una credenza
ostinata e quando abbassa la visiera dell'elmo, eccolo che per
battersi o per l'assalto, si mura vivo in questa Fede. O vincerà. O
perirà senza una parola di rinnegamento nella sua prigione
d'acciaio. Quando abbassa la visiera compie un gesto senza ritorno,
infatti non la rialzerà che vincitore, per lodare Dio o perché
morirà ostinato, nella corazza chiusa.
Il suo Dio è semplicissimo, composto
dal Buon Dio dalla Madonna e da Nostro Signore Gesù Cristo. Non vi
sono discussioni, non vi sono problemi. Dio esiste, categoricamente.
Il diavolo anche. Il sole anche. Tutto è vero.
Lui dice sì, o dice no. Afferma o
rifiuta senza senza attorcigliare di commenti quel che dice. Non si
può discutere con lui, è troppo semplice. Le parole di lui
pronunciano l'Universale e formulano il Tutto. Non sa cavillare, ma
vivere nel Vero e morire per testimoniarlo con la sua morte. Il
Cavaliere monologa certezze nette.
Mai egli sarà vinto dalla morte, mai
si volgerà all'invito del diavolo. Di fronte alla morte e a diavolo,
chi non è solo? Ma egli non si è preoccupato affatto di essere
seguito. L'eroe che non chiede di essere seguito, non trattiene
coloro che l'abbandonano, non si lancia all'inseguimento di chi
diserta.
Su tutta la terra, un solo grido:
“Siamo folla!” e il repellente colore della somiglianza. Io ho un
nome -dice invece il Cavaliere-. Il mio cavallo ha un nome. Il mio
cane ha un nome. La mia spada ha un nome. Tutto intorno a me è
nominato. Io sono di una razza, di una stirpe, di una terra.
Non ne voglio sapere, o Vescovo, del
tuo amore che s'inginocchia e tende la gola. Il mio nemico prima lo
vinco, poi lo sollevo e lo amo.
Che altro aggiungere dunque? Vi sarebbe, in effetti, molto altro...
Ma il
Cavaliere che ci sta innanzi non parla né fa alcunché di speciale.
È esempio. La sola presenza d'un Cavaliere dev'essere esempio,
giacché è scritto: “Voi siete la luce del mondo... Così
risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le
vostre buone opere e rendano gloria al Padre” e ancora: “vi ho
infatti dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche
voi”.
Se sequitiam Quell'Esempio, diventiam
adunque noi stessi esempio; e se dietro al Cavalier continuerà a non
esser niuno, saremo però spalla a spalla, l'un di fianco e l'altro,
e diverremo un Dì, Quell'Ultimo Dì, Invincibile Schiera...
Pel Re dei Re !
Nessun commento:
Posta un commento