“Qui sibi nomen imposuit
Franciscum”.. Papa Francesco..
Chi scrive è tra i molti che per molti
anni ha sognato d'un Pontefice che prendesse il nome del Santo
d'Assisi. Qui alla Torre, par palese, amiamo più i Cavalieri di
campagna, con l'armatura insudiciata di fango e mal ingrassata, che i
boriosi cavalieri di città, tutti ingoffati ne' loro pizzi e
merletti.
Ma con Santa Misura.
Francesco: non certo un qualsiasi
“poverello”, ma piuttosto il “Ricchissimo d'Ascesi”.
Francesco è infatti, per un Pontefice,
un nome così carico di responsabilità da essere quasi pericoloso.
Che non ve ne siano stati altri è indicativo. Guai a prendere quel
nome senza dare almeno simili frutti d'Umiltà e di Carità; frutti
che devono stare nella Giusta Misura della Bilancia della Divin Giustizia, che vol sempre essere in pari.
Già, perché se il popolo, mare sempre
più agitato, sembra acclamare un certo tipo di povertà, quasi a
voler vedere una Chiesa povera quanto esso stesso, “mal comune
mezzo gaudio”, la Giusta Povertà è sol quella accompagnata d'una
Meravigliosa Ascesi, quella d'un abbandono dello sfarzo inutile,
certo, epperò accompagnato d'un grande Ritorno ai Simboli
Tradizionali ed Essenziali, un abbandono dei pesi superflui per una
migliore Risalita.
Francesco d'Assisi lo sapeva bene:
altrimenti sarebbe stato un Frate povero come ve n'erano mill'altri
sconosciuti, e nessuno lo avrebbe ricordato.
E, se qualcuno pone l'accento sulla
povertà materiale del Sommo Maestro, non mai comunque indigenza, e
sulla famosa Frase del “cammello” e della “cruna dell'ago”,
dobbiamo d'altra parte ricordarci, a tal proposito, dell'episodio
della Maddalena che profuma i piedi del Signore, e di Giuda che
invece la rimprovera, dicendo che i denari di quel profumo si
sarebbero potuti dare ai poveri. Giuda, e certo non sarebbe stata
l'ultima volta, stava sbagliando, e il Signore lo afferma
chiaramente.
Il Culto e la Preghiera, ch'anno
veramente negli ori, negli argenti, ne' balsami e negl'incensi,
Simboli Potenti, e sono resi all'Onnipotente, non devono essere
spodestati dal loro Primato in nessun caso, nemmanco fosse per le
Buone Opere. Prima si guarda al Cielo, e poi ci si guarda intorno, con la Carità, la Forza e lo Spirito che vengon di Lassù.
Il Buon Cavaliere ama di cuore il
Monaco che non ha altro che il proprio vestito di sacco, e che in
quella Povertà Santa trova i Frutti del Signore. E lo abbraccia. Ma
il Pontefice.. deh, è altra persona e altro Officio... A lui si
bacia l'Anello Piscatorio d'oro... Non per lui, che oggi è colà, e
domani non si sa, ma per ossequio all'Altissimo e a Pietro.
Qui alla Torre aspettiamo...
Aspettiamo, chissammai, un ritorno
all'Edificio della Chiesa Romanica, proprio come i Monasteri
Francescani, senza troppi fronzoli, ma Stabilissima nella sua
Essenzialità e Monumentalità, non povera e triste, ma ricca di
Felicissimi Simboli scolpiti nella Nuda Pietra.. dei Cuori.
Aspettiamo di certo con gioia quel
Rinnovamento dell'Umiltà della Chiesa, di cui tanto si vocifera, in
attesa del Ritorno del Suo Sposo, ma insieme a una Rinnovata Ascesi.
Aspettiamo dunque una Chiesa che si
rinvigorisca sì nei Valori
di Santa Povertà e Semplicità, ma che non sia semplicemente
depauperata di valori.
Aspettiamo con Speranza e Misura... E
sia Benedetto colui che viene nel Nome del Signore.
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