lunedì 25 febbraio 2013

CAVALIERI ERRANTI D'ORIENTE, ossia SAMURAI DI CRISTO


Giunsero un dì i Missionari nell'Isole di Cipango, che oggi chiamano Giappone. Molto e molto duramente fueron perseguitati coloro che si convertirono: crocifissi, infilzati, arsi o sepolti vivi, e in mill'altri modi toturati e poi uccisi. I pochi superstiti si rifugiaron in catacombe, ascosero le Icone del Signore e della Vergine, impararono a memoria gran parti della Scrittura e occultarono pur Quella.
Molti Samurai abbracciarono la Fede nella Verità ma, militando ora pel Signore dei Signori, fueron ripudiati dal lor signore terreno, che colà chiamavasi Damiò e Sciogun. Divennero così, senza un padrone da servire, Samurai Erranti, ed eran perciò detti Ronin. Ma ben servirono il Re dei Re, difendendo i contadini da' briganti e dagli eccessi de' governanti locali.
Costoro si radunarono poi in Scimambara, a circa un giorno di cammino da Nagasachi. Correva l'Anno del Signore 1637, e molti ch'eran in quel loco radunati, per adorar l'Altissimo in un'Icona Miracolosa, furon accisi dalle guardie del signore del posto. Fu allor, per la prima volta in Cipango, innalzato il Vessillo Rossocrociato, e dugento Ronin e ancor molti più contadini e servi e braccianti, presero l'armi ed elessero lor duce Amacusa Scirò, figlio di Masuda Ioscizegu, valentissimo Samurai e Predicatore. E prese costui per proprio personal stendardo lo Sacro Calice, sorretto da due Angioli, colla divisa “lodato sia il Santissimo Sacramento”, di seta bianca. Veramente un Cavaliero del Graal, in abiti d'oriente.
Molti s'unirono al Pio Schieramento, che null'altro chiedeva se non la libertà di confessar Cristo Gesù Verbo dell'Onnipotente venuto nella carne; divennero qualche centinaio di Samurai Erranti, circa quattordicimila armati, e circa tredicimila popolani, con molte donne e bambini, e si rifugiarono nella Fortezza di Hara. 
Dall'altra parte stava approssimandosi contro di lor l'esercito di Cipango tutto, composto di oltre centoventiseimila uomini ben armati e addestrati, e sessanta navi da guerra. Tennero testa i Nostri all'esercito per tre mesi, causando ad essi settantamila e più perdite. Ciò che non fece il nimico fece però la fame, e Hara, stremata, cadde infine. Tutti, senza alcuna pietà, furon trucidati, e le teste de' Samurai Santi portate a prova per riscotere danaro.

Ma eccoli ancor Vivi invero.. Son costoro Splendido Esempio di come ogni particolar Tradizione, senza turbar la propria identità d'origine e di cultura, possa trovar Giusto e Unico Compimento nel Verbo Rivelato e Universale; di come ogni Guerrier di qualsiasi contrada del mondo possa servir il Re dei Re; di come, ovunque un Guerriero sia capace di reputar la vita terrena un nulla in confronto colla Vita Eterna, possa la Luce guadagnar Confini Invisibili anche nella perdita di torri e castella visibili.
Ancor oggi infatti, sopravvive in Cipango la progenie spirituale di que' Valorosi, e il Vessillo Crucesignato d'Amacusa Scirò e de' suoi continua a sventolar in Hara ancor più fiero.
E sotto quel Medesimo Vessillo, que' Santi Samurai che difesero gl'umili e gl'indifesi, e tennero quel Baluardo della Verità fino all'estremo sacrificio, son ora, in armature scintillanti e lucenti, posti a guardia della Gerusalemme Celeste, e di Là verranno per l'Ultima Battaglia, e'l Trionfo del Signore dei Signori, l'Unico Condottiero che può promettere la Vittoria financo nella morte.
Attendiamoli noi sotto l'Istesso Invitto Vessillo della Croce del Risorto, e fortifichiamoci per aver almeno un'ombra del Lor Valore, pronti alla Battaglia Finale, per la Gloria dell'Unico Signore, e Unico Re, d'Oriente, d'Occidente, del Settentrione e del Mezzodì.

mercoledì 13 febbraio 2013

DECLARO ME MINISTERIO EPISCOPI ROMAE, SUCCESSORIS SANCTI PETRI, RENUNTIARE


Anche alla Torre è giunto al galoppo il messo con la gravissima notizia. Il Pontefice abbandonerà il Soglio Pontificio e lascerà ad altri le Sacre Chiavi, dipoi si ritirerà in Monastero.
Tutti i popoli di quello che rimane dell'Impero sono sgomenti.
Impossibile non far correre la mente al “gran rifiuto” di Celestino V, pure s'egli non fu l'unico, pure se la situazione è oggidì in parte e un poco diversa. Impossibile permettersi commenti, al fin di criticare o giustificare la decisione del Successore di Pietro.
A un Cavaliere, che pur abbia de' pensieri foschi nel fondo del cuor e molti dubbi, è lecito solo pregare forte e prendere la decisione del Vescovo di Roma, Caput Mundi, così com'è, senza vaniloqui e chiacchericci. Ma con Solidissima Fede: se ciò avviene, foss'anche contro la Divina Volontà, come qualcuno afferma sottecchi, la Provvidenza ne farà uso per apportar frutti.
Né si può mai e poi mai pensare che il Papa dica menzogna, andando a cercar motivazioni diverse da quelle ch'egli ha dichiarato al Concistoro e al mondo. Rinuncia per mancanza di forze... Che mai ci aspetta dunque, per la qual cosa abbia il Pontefice bisogno non sol dello Spirito ma financo della forza del corpo? Quali forze si contrappongono al Ministerio Petrino?
Forse, proprio nell'Omelia delle Ceneri, è stato indicato qualcosa: il Papa dice di colpe contro l'Unità della Chiesa, di divisioni del Corpo Ecclesiale, che arrivano a deturparne il volto. E cita il Profeta Gioele, il Qual proclama una grande chiamata, al suono del corno di Sion, che raduni tutti i popoli, vecchi, bambini, sposi e spose, tutti i Figlioli di Dio ovunque dispersi.
Molti deridono chi, in questi giorni, alza gli occhi alle Antiche Profezie. Eppur l'Apostolo comanda “non disprezzate le Profezie”. Non già per saper prima ciò che avverrà poi, non già per conoscer il futuro similmente a maghi e strolaghi, non già per indovinar precisamente il Quando, ma per cogliere i Segni, per comprendere quanto sia maturo il Tempo, per prepararsi.
Grandi divisioni nella Chiesa e simil sfaceli vide la Mistica con le Stigmate Anna Caterina e pure Santa Ildegarda; Malachia disse di codesto Pontificato “de gloria olivae” e davvero è stata questa la gloria dell'ulivo: una pianta che ha la sua gloria, ovverossia la sua fioritura, brevissima, d'un giorno solo.. una gloria simile a quella del Nostro Sommo Maestro e Re che, salutato da palme e ulivi all'entrata di Gerusalemme, dopo poco tempo si ritira al Getsemani, il Giardino del Monte degli Ulivi, per pregare in solitudine, e dipoi è Crocifisso al Golgotha..
Ma l'ulivo porta poi il suo frutto, e la Crocifissione porta la Resurrezione. Non a caso, è oggi il Giorno delle Ceneri, e inizia il Tempo di Quaresima. Come già si disse qui alla Torre, una Quaresima del mondo. Segni del Tempo e nel Tempo, per chi crede.
Tempo di Santa Astinenza in attesa della Pasqua. In attesa del Ritorno del Signore Risorto e Trionfante, Re e Giudice. Con Fede Solidissima, pronti a una grande Chiamata a raccolta, e ogni pezzo dell'Armatura ben stretto.