sabato 25 dicembre 2010

PRAESEPE

Forse il Presepe risale al Santo d'Assisi, o forse ancor prima. Certamente è tradizione che il buon Cavaliere non manca di rispettare nella propria casa: allestire un piccolo “Recinto Sacro”, ove rappresentare alcuni dei Misteri, alcuni tratti della Mirabile Storia. Come un fanciullo, il Cavaliere osserva quelle sculture, quelle minuscole case, e quasi rapito, medita su di esse. L'Anziano di Kusnacht direbbe forse che quel piccolo paesaggio esercita sul Guerriero assorto una sorta di “funzione trascendente”, evocando in lui immagini, suoni, nostalgie, ricordi, sentimenti, Idee.

A Betlemme, Casa del Pane, il Pane Vivente del Cielo, scortato e lodato e cantato dagli Angeli. E posto in una mangiatoia, in una Grotta, rinnovato Mitreo. Il bue e l'asino, le forze poste al Suo Servizio. Nel bel mezzo della Notte arriva la Luce. Non manca l'Acqua: un pozzo, un fiume, un abbeveratoio; è l'Unica Sorgente di Vita alla Quale attingere. V'è un Ponte per giungere a quella stalla e a Quel Pane, passaggio periglioso e stretto, che il Cavaliere ben conosce... Accanto al Sentiero un'osteria, che con la sua insegna cerca di attirare i Viandanti, ma è meglio Proseguire sulla Via che perdere tempo in vino e donne. Più oltre, la Ruota del Mulino, che gira senza posa. Greggi e greggi di pecore, senz'altro più di uno... Sotto un alberello, un giovane pastore, un neofita del suo mestiero, sta dormendo, in attesa di Risvegliarsi. Non lontano una lavandaia, giacché è necessario mondare le vesti, per presentarsi a Lui; e quand'anche “fossero sgualcite dalle prove” non importa, purché siano bianche e pure come la neve. All'orizzonte si scorge il castello di Erode, terribile “principe della terra”, uccisor degli innocenti, che pur nulla ha potuto contro il Bambino.

Ancora oltre, altro ancora, la mente e il cuore novellano al Cavaliere che ammira quelle piccole luci, quel minuscolo ma meraviglioso scorcio sul paesaggio della sua anima e della Storia. Ma quivi ci fermiamo, e lasciamo che altri cuori e altre menti si lascino trasportare dalla commozione del Presepe; in attesa che si presentino tre uomini, Magi e Re, a recar Oro, Incenso e Mirra al Re dei Re.

mercoledì 20 ottobre 2010

ESISTE SOLO ADESSO

Ecco la formula. Un'arma potentissima, che solo i Guerrieri dell'Assoluto conoscono. Se anche gli avversari la conoscessero, non la saprebbero comunque utilizzare. È la Magia del Momento Presente. Una delle più potenti. Ai Cavalieri occorre spesso parecchio addestramento per imparare a usarla al meglio, eppure si potrebbe apprendere in un Attimo.

Pochissime parole si possono usare per descriverla, giacché non si tratta di pensare o discuterne -anzi, tutto l'opposto-, ma solamente e semplicemente di Agire... “Il Regno di Dio non consiste in parole, ma in opere”.

Dal Cavaliere che la esegue, quando si trovi stretto nel bel mezzo di una pletora di nemici che lo insidiano da più parti, si sprigiona una colonna di Luce che corre dalla sua Spada verso l'Alto, e contemporaneamente e immediatamente dall'Alto verso la Spada. La Luce lo avvolge e lo difende dai nemici del passato e da quelli del futuro. Il Guerriero tiene la Spada Fiammeggiante ben stretta tra le mani, con il Cuore rivolto a nessun'altro se non al Signore dei Signori, in un Silenzioso Colloquio, qui e ora. A quel punto gli avversari non tentano più nemmeno l'attacco, tanta è la Forza che emana dai suoi occhi. Quegli occhi sono così concentrati, che l'avversario si rende conto che ogni assalto sarebbe inutile. Se anche vi provasse, la Magia del Momento Presente farebbe sì che nessun colpo andasse a segno, per uno scarto temporale. Il nemico infatti si troverebbe sempre un poco indietro nel tempo, o un poco più avanti, rispetto al Cavaliere. In quell'Unico Attimo Presente il Cavaliere non vede nemmeno più i nemici, perché sono altrove nel tempo rispetto a lui. Benché ancora essi esistano, da qualche parte, nelle ombre del passato o nelle nebbie del futuro, ai suoi occhi si sono dissolti, alla Luce del Presente. Nessun pensiero che riguardi ciò che sarà, potrebbe essere, o è stato, può attanagliarlo. Nessun'arma dell'avversario può nulla contro la Magia del Momento Presente.

Il nemico sarà sempre prigioniero del Tempo, passato o futuro, ma il Guerriero della Verità Eterna è Altrove, Oltre il Tempo. Egli semplicemente è. Sempre. Si tratta solo di prenderne consapevolezza.

giovedì 30 settembre 2010

Attacco incendiario

La Torre non ha potuto comunicare con l'esterno per quasi due mesi. Ce ne scusiamo, ma ciò non è stato certo voluto, bensì dovuto a un gravissimo incendio di cantine e fondamenta, causato da un malefico gremlin che, subdolamente insinuatosi nei sotterranei della Torre, ha mandato in cenere centinaia e centinaia di documenti, carteggi e pergamene. Come anzidetto, nemmeno è rimasto un poco di carta per qualche messaggio. Il nemico attacca in mille modi. Finchè può...

Riprenderemo al più presto l'ordinaria cadenza delle croniche e dei bandi.

venerdì 30 luglio 2010

A GUARDIA DEL CONFINE

V’è nell’imperial lingua latina un’interessante relazione tra la parola Miles, Guerriero, Soldato, e la parola Limes, confine; l’una è addirittura anagramma dell’altra. Forse si tratta di cabala fonetica.. È proprio del Guerriero infatti vigilare sul Confine e salvaguardarlo. Anzi, si può dire che ciò sia la sua principale funzione.
Il Cavaliere Custode del Luogo Santo, il vero Templare, guarda il Confine che divide il Tempio dal resto del mondo. Difende il Confine dello Spazio Sacro. Tempio è il suo stesso corpo, Spazio Sacro il suo cuore. E pure, naturalmente e contemporaneamente, difende la Chiesa e il mondo tutto, giacché ogni Soldato si trova in ogni momento della sua vita anche al Confine tra questo e l’Altro Mondo. Lasciare che il nemico vinca su noi stessi equivale a lasciargli varcare il Confine e prendere terreno in noi e in questo mondo. Perché ogni uomo è pure un Varco, un Cancello, che il nemico usa per venire su questo mondo e agire in esso. Infatti, lo stesso termine Limes può anche significare, e dunque terribilmente diventare, sentiero e strada.
Se il Cavaliere vigila sulla parte di Confine che gli è naturalmente assegnata, la sua, quella del suo corpo, del suo cuore e della sua mente, difende contemporaneamente uno degli accessi nelle Mura di Cinta. Se questo Confine fosse ben guardato, l’avversario non avrebbe alcuna possibilità di nuocere. Assolutamente nessuna. Non gli si lascerebbe alcuna strada, nè alcun sentiero.
Tre Cinte da difendere dunque, o una -come meglio conosciuta- Triplice Cinta. Quella del Corpo, quella della Mente e quella dello Spirito. Quella della Materia, quella del Sottile, quella dell’Alto Cielo. In altra accezione ancora quella Esterna dei Soldati, quella Intermedia degli Artisti e degli Artigiani, quella Interna dei Templi Sacri. Si possono poi trovare anche altre corrispondenze, ben specificate dai Testi Antichi e dalle Pietre Sacre.
Alcuni di questi Confini sono già caduti e persi -i segni sono sotto gli occhi di tutti-, e già il nemico cinge d’assedio la Santa Città.
Il Saggio Guénon parlava di “fenditure nella Grande Muraglia”. Di quelle fenditure e degli effetti che ne derivano, ognuno è responsabile, anzi, molte di quelle “fenditure” siamo noi…
L'Esercito della Luce, dell'Ordine e della Tradizione sta a Guardia del Confine, in basso, così come l'Esercito dei Cieli, in Alto.
Ma urgono Soldati! Servono Milites!

venerdì 11 giugno 2010

È tornato al Padre Silvano Panunzio, Cavaliere Michelita e Lazzarita, Sommo Metapolitico, Combattente della Grande Guerra, Oblato Benedettino, Esegeta, Filosofo e Professore.
Eppur nulla di tutto ciò può veramente descriverlo.
La Torre della Specola issa tutti i Vessilli per l’estremo saluto, ché garriscano al Vento dello Spirito, e fa squillare il corno, affinché da lungi si senta e sia reso ossequio. Esprime riconoscenza all’Uomo e all’Anima sua, ringrazia di tutto ciò ch’Egli ha lasciato, trasmesso e insegnato, e per le Battaglie combattute e sostenute. Senz’altro, carnalmente, si sarebbe voluto ch’Egli ci accompagnasse ancora oltre, e questo ci scuote dal profondo…
Ma v’è la certezza che il Savio Cavaliere, uno degli Ultimi, sarà accolto tra le Schiere dei Cieli con ogni onore, di Là continuerà a benedire e incitare al Santo Combattimento, e porterà a Compimento Azione e Contemplazione, giacché in Cristo Gesù, Nostro Signore e Re, non v’è morte alcuna.
Grazie di tutto, Professore.

sabato 24 aprile 2010

SAN GIORGIO L'IMPAVIDO

Protettore dei Cavalieri, degli Arcieri, degli Schermidori, delle Guardie e dei Sellai. Patrono della Cavalleria Storica, e d’innumerevoli città. Fulgido esempio d’uomo in Armi, Difensore della Città, Protettore della Pulcra Fanciulla, Martire della Fede. Emblema del Picciol Combattimento, ovvero della Grande Jihad. A lui il buon Cavaliere si appella subito dopo aver invocato l’Arcangelo Michele.
Non si può ambire a combattere il grande drago, se prima se non si è vinto e domato il piccolo drago che minaccia la Pulzella impaurita, com’egli fece. L’Anima dev’essere libera dalla paura, affinché il Cavaliere possa dedicarsi totalmente al Gran Combattimento, senza essere ancor avvinto dalla tirannia del corpo e dalle futili necessità della carne.
Nell’istante in cui il Cavaliere Giorgio trafigge il mostro con le Armi della Luce, non lontano dallo Scontro un uomo cade a terra morto. È la morte della carne, la morte del corpo del Santo stesso, il decesso dell’uomo vecchio, e di ogni timore. San Giorgio non teme la morte, e non ha temuto di morire per la Fede… Già morto alla carne, è caduto da Martire. Il Prode Cavaliere, non temendo per il corpo, ma per l’Anima, non esita a lanciarsi all’attacco, e ad adoperarsi per la Santa Battaglia. Già Vincitore della morte, libero dal giogo e dalla schiavitù del mondo, libero nell’Azione e per l’Azione, è pur Vincitore della Vita.
Dice infatti il Sommo Maestro: “Non temete coloro che possono togliervi la vita, ma non possono fare niente di più; temete piuttosto Colui che dopo la morte vi può gettare nella Geenna”. E un Grande Guerriero d’Oriente ricorda: “Ogni mattina e ogni sera dovremmo continuamente pensare alla morte, sentendoci già morti da sempre; in tal modo, saremmo liberi di muoverci in ogni situazione”. Solo così si può Vincere e Rinascere.
Combattiamo quotidianamente, seguendo l’esempio dell’Impavido San Giorgio, al fianco Suo e del Santo Arcangelo, e saremo sempre Liberi e Vivi. Sconfiggendo il basilisco, che terrorizza la Fanciulla e domina sull’uomo vecchio, e con la morte di quest’ultimo, nascerà l’Uomo Nuovo, il Soldato dell’Onnipotente.
E sul viso della Pulzella finora impaurita, nella nostra Anima, scorgeremo un sorriso meraviglioso, mai visto prima…

lunedì 12 aprile 2010

CAVALIERI D'OGNI SORTA... E CAVALIERI

Oggidì esistono forse più ordini cavallereschi di quanti non esistessero ai tempi delle epiche, delle saghe e delle crociate. Ci sono i cavalieri del vino e del tortello, i cavalieri del lavoro, vera e propria contraddizione in termini in confronto alle Tradizionali Caste, e ci sono anche cavalieri per ogni Santo del calendario liturgico… Esistono pure congreghe di cavalieri templari, probabilmente –e curiosamente- del tutto all’oscuro del fatto che l’Ordine del Tempio non esiste più, né può esistere senza il consenso di Santa Romana Chiesa, nonché dell’altro fatto, non meno considerevole, che la Bolla di Papa Clemente V prevede la scomunica immediata per chiunque utilizzi il medesimo appellativo “templare” e tenti di ricostituire l’Ordine medesimo… Molti di loro portano mantelli, patacche, o usano carri lussuosi. Se hanno buoni intenzioni, spesso sono relegate ai giorni in cui si santificano le feste; i più hanno perso l’Attitudine Guerriera e la loro lama non è che un elemento decorativo della livrea. Con qualche lodevole eccezione, naturalmente.
Fedeli d’Amore, Cavalieri del Graal, della Rosa e della Croce, della Colomba del Paracleto, Adepti della Stella Interiore, dove sono? Guerrieri dell’Ordine e della Tradizione, Soldati del Sommo Bene e della Pace Assoluta, Eletti della Luce, dove si trovano? Essi non si vedono. Non si sentono. Hanno in odio persino che si faccia cenno al loro Rango Guerriero, per timore d’essere scambiati per vanagloriosi. Talvolta non possiedono nemmeno il cavallo. La loro investitura non avviene in cerimonie sfarzose e chiese affollate, ma in maniera Invisibile al volgo. Eppure esistono, ed hanno sempre con sé una Spada Lucente. Non hanno sedi, castella o circoli nei quali trovarli, eppure chiunque ne sia degno può incontrarli, e sa Dove, ed essi stessi possono raggiungere chiunque vogliano in qualunque luogo. Si danno convegno in Luoghi Alti, ove non si giunge in carrozza, ma passando a piedi scalzi ponti perigliosi e scale ripidissime e anguste. Pregano nei romitaggi senza compagni d’armi al fianco, ma in comunione spirituale con tutti i loro Fratelli. Non hanno banderuola sulla lancia, ma per chi può Vederla, l’Insegna Bianca e Rossa dell’Arcangelo sventola sempre innanzi ad essi, mossa dal Vento dello Spirito. Non hanno fregi e stemmi sul mantello, ma solo una Veste Bianca e un’Armatura Lucente. Non v’è risalto nelle cronache moderne delle loro Imprese, eppure lottano strenuamente ogni dì contro il drago e gli spiriti erranti e vagabondi. Sono una Congregazione Segreta e Misteriosa, perché seguono il Mistero e sono visibili solo a chi ne ha la Capacità, a chi sa guardare Oltre. Non hanno denominazione d’alcun Santo sul loro Ordine, perché a quale particolare intitolazione potrebbero dedicarsi coloro che appartengono alla Milizia Universale, che nella Luce senza confini e nell’Amore senza limiti ha la Sua marzial Disciplina? A quale Nome potrebbero riferirsi se nemmeno essi stessi hanno un nome? Essi hanno infatti un Nome che nessuno conosce…

domenica 4 aprile 2010

DIXIT: EGO SUM RESURRECTIO ET VITA


A Maria Maddalena, Quel Giorno, il Signore Risorto sembrò il Custode del Giardino...
Non solo il buon Cavaliere ricorda la Resurrezione del Signore dei Signori, suo Signore, ma anche tutta la Natura celebra e commemora l’evento. I fiori degli alberi da frutto si schiudono al primo sole primaverile, le giovani gemme nascono dai rami che sembravano secchi, i teneri germogli iniziano a farsi strada nella terra verso il cielo, e molti degli animali dei boschi cominciano a risvegliarsi dal loro sonno.
Il Legno della Croce si orna di Rose.
Il Cavaliere osserva la Natura attorno a lui e si accorge che è meravigliosa Parabola della Resurrezione. Da Essa impara: è necessario risorgere ogni giorno, rinascere come le gemme, farsi strada verso il Cielo come il germoglio, fiorire come il fiore, risvegliarsi dal sonno come il riccio che sconfigge la vipera, meditare e pregare come il monte, il papavero, l’oceano e l’uccello, lottare come il leoncello di montagna. Alla Natura il Cavaliere sa di dovere tutto il suo rispetto, non solo per la Bellezza, ma anche per la Sapienza ch’Ella ha in sé; egli non è dimentico che tutte le Piante e gli Animali furono creati prima dell’Uomo. Così dice San Bernardo: “Tu imparerai più nei boschi che nei libri. Alberi e Pietre ti insegneranno più di quanto tu possa acquisire dalla bocca di un maestro”.
Nella Natura il Cavaliere coglie il Respiro dell’Altissimo, la Sua Parola e il Suo Verbo Vibrante e Creatore, il Medesimo che, fattosi Carne, Oggi è Risorto. Insieme alla Natura celebriamo e lodiamo oggi l’Onnipotente che dà la Vita senza riserve, che dona la Resurrezione a chi Ascolta e Osserva la Sua Parola.

domenica 21 marzo 2010

CAVALIERI FOLLI

Ci sono giorni in cui un Cavaliere crede d’essere folle. Altri giorni in cui non lo crede: e se ne rattrista.
In un mondo di folli, chi sarà considerato folle? Forse colui che non lo è.
Il folle non teme il giudizio della gente che passa per la via, non cerca la mediocre sapienza degli uomini, né la loro mediocre approvazione; non teme per la sua misera vita, non si preoccupa del denaro né delle mode. Per il folle v’è sempre una Pulzella da salvare, o un mostro da combattere, anche quando ciò è invisibile agli altri. Egli non ha paura di gettarsi a Spada tratta nelle imprese più pericolose. Non guarda al mondo materiale, ma Oltre. Non si preoccupa del dolore, né delle faccende mondane. Il folle non ha nulla da perdere e, quinci, ha solo da guadagnare.
Viva Don Chisciotte dunque, nostro patrono!

martedì 23 febbraio 2010

LE PIETRE DEI TEMPLI D'OCCIDENTE SONO VIVE

Troppo spesso il Cavaliere che passi per le osterie o i mercati ascolta simili parole: “che v’è di buono nella Chiesa o nei Santi? – A che giova un edificio costruito dall’uomo per il mio spirito? – Perchemmai dovrei recarmi alla Cattedrale a pregare?” e simili discorsi. Spesso poi il colloquio verte sul fatto che un dei conversanti ha trovato una nuova strada, una nuova Via per giungere alla Verità, e conseguentemente ha dedotto che quella vecchia, quella “cristiana”, non porta a nulla ed è sbagliata. Di questa conclusione non manca certo di convincere l’amico, dimostrandogli come la nuova Via che ha trovato si differenzi in meglio dalla vecchia, o abbia una serie di caratteristiche che mancano decisamente all’altra.
Ebbene, ognuno è libero di tentare la Via che ritiene più opportuna per sé. Ci mancherebbe. Ma questo non deve portare a negare ciò in cui non si è riusciti primieramente, né a ritenere che ciò che è stato trovato buono per sé lo sia invero anche per gli altri. In questo si manca di Umiltà, alla base di qualsivoglia Via. Forse che i Padri e i Dottori della Chiesa, o i Monaci Esicasti, hanno qualcosa da invidiare agli yoghi e agli sciamani? No, nulla. E tutti sono dalla Medesima Parte. Non si creda a diversi Eserciti per gli uni e per gli altri, solo perché diverse sono le vesti o le parole.
E si sappia che le Pietre dei Templi d’Occidente sono Vive. Ancora Vive. I monasteri, le cattedrali, i santuari, le chiese e le cappelle parlano e cantano, ma bisogna saper Ascoltare le loro armonie. Chi decida di non entrare in Essi, o vi entri già convinto di non poter trovare alcunché di buono, si astenga, per favore, dal propagandare il convincimento che in queste Pietre non alberghi alcuna Verità. Semplicemente dica ch’egli, e solo lui, non l’ha vista e sentita. E probabilmente, mi si permetta, perché nemmeno a provato a Chiedere.
I Templi Antichi non sono costruiti in luoghi a caso. Le loro geometrie non sono casuali, e Vibrano Fortemente. I loro affreschi, le loro vetrate, i loro dipinti sono i nostri mandala, i canti gregoriani, le preghiere e le litanie sono i nostri mantra, i riti toccano ognuno dei corpi sottili, le innumerevoli pigne rappresentano e invitano al risveglio del Terzo Occhio... se in tali termini si preferisce esprimersi. Tutto parla delle Massime Armonie dell’Universo e con la dovuta umiltà e concentrazione da parte di chi vi si accosta, può portare al Mondo dei Ritmi e Oltre. Forse che le storie dei Santi narrate negli stipiti e nelle colonne, gli esempi istoriati nei muri e negli altari, non ci danno ammaestramento di cosa sia l’ascetismo, la meditazione, di come Microcosmo e Macrocosmo possano e debbano unirsi per pervenire alla Visione di ciò che non si può, comunemente, vedere?
Si potrebbe andare avanti ancora molto con tali dissertazioni e corrispondenze. Ma per qual motivo? Chi lo desideri si rechi da sé in uno di cotali Templi e da sé medesimo Chieda, Veda e Ascolti. In Silenzio legga gli Antichi Scritti. In Chiesa si possono trovare Due Chiavi, Una d’Oro e Una d’Argento. “Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto”.

mercoledì 17 febbraio 2010

MEMENTO HOMO, QUIA PULVIS ES

Ricorda, uomo, che polvere sei e polvere tornerai. Ricorda la tua pochezza innanzi l’Assoluto, riconosci la tua miseria e il tuo peccato. Sii umile, sopra ogni cosa! Rammenta, o Cavaliere, che quantunque tu fossi destinato a grandi imprese, quantunque tu avessi vinto aspri combattimenti, non hai alcun merito, poiché non tu hai agito, ma lo Spirito che è in te. Se sei convertito, non tu hai fatto la fatica, ma lo Spirito l’ha fatta in te. Riconosci che sei terra e pula, e ringrazia il Cielo che ti ha protetto, se ancora non sei stato disperso. Ricorda, o Cavaliere, che tornerai ad essere terra. A che gioverà allora ogni cura eccessiva che hai avuto per il corpo, se hai trascurato lo Spirito? Abbassati, umiliati, prostrati, ed Egli ti innalzerà. Svuotati, ed Egli ti riempirà. Digiuna quest’oggi o Cavaliere, digiuna dal mondo, dai desideri, dalle voluttà, mortifica il corpo: solo così avrà giovamento lo Spirito. Non sfamare il corpo con il pane, e sfamerai lo Spirito con il Pane Celeste. È questo il Vero Nutrimento che darà al Guerriero la forza per Combattere.
Sì, il buon Cavaliere non fa come ogni altro soldato. Se deve affrontare una Battaglia non fortifica il corpo con cibi e bevande, ma con la Fede. Mentre gli altri si ingozzano, egli digiuna. Sa che non solo può trionfare sulla morte, ma anche attraverso di essa. Sa domare il suo corpo con lo Spirito, così come è capace di domare il suo cavallo.
Oggi è il giorno delle Ceneri, della Miseria e dell’Umiltà, ringraziamo l’Altissimo.

giovedì 11 febbraio 2010

CONTRO L'IDRA


L’esercito dell’ombra mise in campo fin dagli inizi del Conflitto un mostro terribile, uno per ogni Guerriero che avesse osato lanciarsi all’attacco delle truppe avverse: l'idra.
L’idra ha molte teste: alcune leggende parlano di nove, altre di cinquanta. È certo, in ogni caso, che per ogni testa che il Cavaliere riesce a tagliare altre due ricrescono. Le ferite che la bestia infligge sono molto dolorose e non guariscono se non sono cauterizzate col Fuoco. Invano dunque il Cavaliere lotterà se scaglierà la sua lama contro le teste del mostro. Egli deve colpire al cuore, colpire ciò che le dà vita, e ucciderla all’istante, senza esitazione alcuna. Ogni Cavaliere che ha iniziato il suo Cammino prima o poi dovrà scontrarsi con essa, né gli sarà possibile rimandare lo scontro senza averne gravi conseguenze. Non si possono voltare le spalle all’idra, giacché essa colpirà immediatamente alla schiena e continuerà a seguire il Cavaliere, correndo. Inizierà a prenderlo con le sue bocche, mordendolo sempre più forte, e riducendolo presto in brandelli.
Il buon Cavaliere sa che ogni testa dell’idra ha il magico potere di fomentare in lui desideri terreni, ipnotizzandolo con lo sguardo. Sa che non sarà mai possibile sfamare le sue bocche. Sa che deve assolutamente, il più presto possibile, ucciderla, avendo lo sguardo ben teso alle Cose del Cielo.

martedì 9 febbraio 2010

Posta per la Torre

V’è chi passa per questo luogo? V’è chi legge, approva, o dissente? Non abbia timore alcuno a farlo sapere, a confrontarsi, a esprimere le sue opinioni, a commentare. Se lo vuole, scriva alla Torre senza remore. Se ha notizie utili per la Guerra, per l’Esercito, le comunichi senza indugio. Se ha avuto esperienze che possano essere utili ad altri cavalieri, o ha scoperto un disegno del nemico, ce ne dia notizia senza ritardo. Anche in maniera anonima.
Non sarà corrisposto alcun compenso, ma egli avrà almeno il picciol sollievo d’aver dato aiuto a questo misero Avamposto sul Mare…

mercoledì 27 gennaio 2010

MAGIA

In tutte le Tradizioni è esistito ed esiste un “qualcosa” chiamato Magia. In quasi tutte le culture odierne, presso quasi tutti i popoli, questo “qualcosa” è ormai sconosciuto o grandemente frainteso -niente a che vedere ad esempio con i negromanti e le fattucchiere di cui già abbiamo parlato-.
Checché se ne dica, la Magia attiene alla Casta Guerriera, ed è strumento nelle mani di Cavalieri e Maghi. Ed è per questo motivo, che potrebbe sconcertare taluni, che qui se ne tratta. Il fatto che Salomone, un Re anzitutto, fosse considerato grande Mago lo conferma. Un Savio come De Giorgio lo attesta senza remore: “La Casta dei Guerrieri occupa il posto più pericoloso nella difesa tradizionale, quello più esposto e, se si comprende il valore di questa figurazione in rapporto con ciò che è stato detto, i Guerrieri sono i signori dei Ritmi e l’arte che più è loro appropriata è la Magia”. E tanto basti.
Ecco dunque che un Cavaliere, un Guerriero, può talvolta ricorrere ad essa, anziché, ad esempio alla spada, come a un qualsiasi altro strumento d'Azione. Oppure può essere così specializzato in essa, tralasciando forse un poco l’Arte dello Scrimir, da essere definito Mago. Ma sempre di Guerrieri trattasi. La Magia è infatti soprattutto elemento di difesa, funzione tipicamente guerriera e cavalleresca, e, tutt'al più, di conoscenza.
La vera Magia, che alcuni definirebbero "bianca", è fondamentalmente Fede operante e attiva, fulminea Azione derivante da fervida Contemplazione, uso cosciente di Ritmi, capacità di chi, avendo prima trasmutato sè stesso, è capace quindi di trasmutare il mondo.
Chi, come Simon Mago, crede che la Magia possa staccarsi dallo Spirito e dalla Fede, o vorrebbe utilizzare questa per scopi personali ed egoistici che contrastano con Esso e con la Tradizione, rischia quantomeno di cadere nella medesima sorte.
Niente filtri d’amore, pozioni venefiche o unguenti che fanno volare. Nessuna polverina capace di felicità o dolore. Ma la possibilità, con la Fede, di arrivare a smuovere le montagne.

venerdì 22 gennaio 2010

LO SFIDANTE

In queste “lande virtuali” ove anche la Torre sorge, capita talvolta di imbattersi in qualcosa di buono.. “Lo sfidante” è una sorta di racconto di fatti accaduti e di fatti che continuano ad accadere ogni giorno, in tutto il mondo; una analisi, in termini moderni, del Piccolo Combattimento, quello che ogni Guerriero è chiamato a svolgere contro il nemico che lo insidia da vicino, molto vicino. Si tratta, in termini più tradizionalmente cavallereschi, del Combattimento che il giovane Cavaliere intraprende contro il basilisco, il piccolo re che domina la vita di molti uomini, compresa la sua almeno fino al primo Tenzone. È la Battaglia che si svolge a livello personale, quella del Cavaliere della Luce contro l’avversario dell’ombra che lo sfida e lo attacca direttamente e singolarmente; è la Battaglia che lo prepara a quella contro il dragone e le sue truppe, che in parte sono già venute e in parte ancora devono venire… Si tratta di un aspetto, fondamentale invero, di quella stessa Millenaria Guerra della quale anche qui alla Torre, ancorché in termini leggermente diversi, cerchiamo di trattare.
Per trovarlo basta chiedere consigli al nano Gogöl, che cerca tutto…
Poi, se non l'aveste ancora fatto, combattete lo sfidante, e uccidete il basilisco!

lunedì 11 gennaio 2010

UN'ARMA PORTENTOSA


I Guerrieri di tutto il mondo si possono distinguere dall’arma che recano sempre seco. La Spada, certo, ma non solo. V’è un’altra Arma, altrettanto potente, se non di più, un’Arma Santa e portentosa conosciuta in ogni luogo e presso ogni Tradizione Particolare, ancorché sotto nomi diversi. E anche da questa il Guerriero mai si divide. I mussulmani la chiamano Tasbih, in Oriente viene detta Aksamala e Japamala, presso i Sacri Monti della Grecia Komboloi. In Occidente la conosciamo come Santo Rosario, o Corona.
Quest'Arma permette al Cavaliere di godere dell’Alta Protezione quando più forte è il nemico, e più assidui i suoi assalti. Attraverso Essa il Guerriero può riprendere la sua concentrazione e la sua attenzione dopo una sconfitta, o può ritrovare l’energia dissipata. Può tornare a Contemplare dopo l’Azione, o può Agire dopo aver Contemplato; cosa meravigliosa, può addirittura Contemplare Agendo, o Agire Contemplando… Non è raro vedere un Guerriero della Verità stringere nelle mani la Spada, avendo al contempo intrecciato in esse il suo Rosario, o notare che le sue labbra si muovono impercettibilmente in orazione e recitazione, con calma e pace, mentre vibra fendenti e punte.
Con Esso il Guerriero è capace di produrre Lingue di Fuoco e Lampi di Luce che si abbattono sul nemico, e non ha più bisogno di ricordare Tecniche di Combattimento o Strategie di Guerra, ma attinge direttamente a quella Abilità Spontanea che viene dallo Spirito. E può divenire imbattibile.
Ora pro nobis!