martedì 8 settembre 2009

GLI UNTORI

Una volta costoro contagiavano le popolazioni con una misteriosa poltiglia bianca, che spargevano un po’ ovunque nelle città, o almeno così si diceva. Ma la peste c’era davvero. Oggi è diverso. Oggi il morbo si diffonde con le parole. E solo con quelle. Si sparge nell’aria attraverso gli strilloni di notizie, per mezzo delle chiacchere da osteria, si diffonde nei discorsi di vecchine che non sanno come passare altrimenti la giornata. La malattia viene dai maiali dicono, e su questo non mentono, benché di maiali umani si tratti, e delle loro invenzioni; basta andare da un qualsiasi contadino per scoprire che le sue scrofe scoppiano di salute. Si urla ai quattro venti che ci saranno vittime per ogni dove, che sono e saranno in gran numero. Invero il raffreddore miete molte più vittime ogni anno, né si vede alcun dilagante contagio. Si proclama che sarà distribuito a tutti, più o meno obbligatoriamente, un potente antidoto. E qui casca l’asino, o il maiale. Ecco: l’antidoto… Anche ai tempi della peste c’era chi vendeva infallibili e prodigiosi rimedi, ovviamente a caro prezzo. Spesso si trattava d’acqua mista ad aneto, buona al limite a rinfrescare le fauci, ma ottima per riempire le tasche dei venditori. Non molto differente da ciò che avviene in tempi recenti. Così si produce un bel mercanteggio, capace di portare milioni di scudi nelle tasche di pochi, e in poco tempo. Nel medesimo tempo si crea uno stato generalizzato di paura, capace di tenere a bada, ancora una volta e sempre meglio, le menti di molti. “Niente di nuovo sotto il sole”.
Il buon Cavaliere non si lascia atterrire dagli untori. Perché Vede il vero contagio, quello degli spiriti dell’aria, che fomentano le paure degli uomini e spingono al desiderio del denaro, sterco del demonio nel quale a qualcuno piace rotolare. Invero è questo l’unico contagio esistente, dal quale si debba davvero guardarsi, e che davvero necessiti d’un antidoto, quello più Potente, quello sì davvero Prodigioso e Infallibile: lo Spirito Santo.

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