lunedì 19 ottobre 2009

LA VENDITRICE DI THE'

Le notizie corrono da un lato all’altro di questo Impero disgregato con la velocità del fulmine, e altrettanto velocemente vengono spesso dimenticate, o del tutto ignorate.
In India, scansata da molti, stava ai lati d’una strada una giovane venditrice di thè, bevanda che versava ai passanti assetati in piccoli bicchieri, dietro altrettanto piccolo compenso. Ella era così povera, che viveva in un tugurio, ai margini della parte più misera della città, insieme all’anziana madre.
Per Misterioso Volere, passarono un dì da quelle parti due viandanti, di quelli che scrivono notizie affinchè tutti le conoscano, che riconobbero, appeso in quel tugurio, l’immagine d’un Imperatore, Bahadur Shah Zafar, ultimo dei Moghul. Per qual motivo, chiesero, quel ritratto appeso? Per qual ragione tanta venerazione per un Monarca non più regnante in una povera venditrice di thè? È un mio antenato, ripose quella.
In quelle vesti umillime, davanti a loro, stava Mahdu Bedar, figlia di Sultana Begum, trisnipote di Bahadur Shah, figlio di Akbar Schah, discendente di Babur il Conquistatore, della Stirpe Regale del Grandissimo Timur Barlas, meglio noto in Occidente come Tamerlano; ella è discendente di quella Dinastia Imperiale che fece costruire, tra l’altro, il Taj-Mahal, uno dei monumenti più grandi e meravigliosi del mondo.
Quella povera donna, dimenticata da tutti, ora riceve proposte di matrimonio d’ogni parte del mondo e pure ha ricevuto un lavoro dal Governo indiano. Solo ora..
Attenti soldati orgogliosi, cavalieri altezzosi ed arroganti, governanti superbi, che uscendo dalle Chiese avvolti nei vostri lussuosi mantelli, schivate il povero al lato della porta.. Ricordate che in quello potrebbe celarsi un Nobile, un Re e financo un Imperatore più grande di voi.
Ricordate che la fortuna, velut luna, statu variabilis, come la rota che sta sopra l’entrata della Cattedrale a rammentarlo, gira senza sosta, e domani, dai vostri seggi di potere, di governo, di ricchezza, potreste trovarvi ai lati d’una strada, a chiedere l’elemosina o forse, a vendere thè…
Il buon Cavaliere conosce la Verità. Non si arroga il potere e la capacità di stimare e giudicare chi gli sta innanzi, solo guardando le vesti che indossa. Ma riconosce sempre nel povero che incontra un Re, un Nobile, o un Imperatore, anzi, di più: riconosce in lui il Re dei Re. Gli offre quel poco che ha, giacché il mestiere delle armi non dà grandi ricchezze, e lo invita a mangiare e a bere. Se non ha nulla, gli offre il proprio mantello, ricordando di come il Soldato Martino coprì il Signore ignudo. Sa che qualsiasi cosa egli faccia a "al più piccolo dei suoi fratelli", l’avrà fatta a Lui.

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