martedì 19 marzo 2013

HABEMUS PAPAM


“Qui sibi nomen imposuit Franciscum”.. Papa Francesco..
Chi scrive è tra i molti che per molti anni ha sognato d'un Pontefice che prendesse il nome del Santo d'Assisi. Qui alla Torre, par palese, amiamo più i Cavalieri di campagna, con l'armatura insudiciata di fango e mal ingrassata, che i boriosi cavalieri di città, tutti ingoffati ne' loro pizzi e merletti.
Ma con Santa Misura.
Francesco: non certo un qualsiasi “poverello”, ma piuttosto il “Ricchissimo d'Ascesi”.
Francesco è infatti, per un Pontefice, un nome così carico di responsabilità da essere quasi pericoloso. Che non ve ne siano stati altri è indicativo. Guai a prendere quel nome senza dare almeno simili frutti d'Umiltà e di Carità; frutti che devono stare nella Giusta Misura della Bilancia della Divin Giustizia, che vol sempre essere in pari.
Già, perché se il popolo, mare sempre più agitato, sembra acclamare un certo tipo di povertà, quasi a voler vedere una Chiesa povera quanto esso stesso, “mal comune mezzo gaudio”, la Giusta Povertà è sol quella accompagnata d'una Meravigliosa Ascesi, quella d'un abbandono dello sfarzo inutile, certo, epperò accompagnato d'un grande Ritorno ai Simboli Tradizionali ed Essenziali, un abbandono dei pesi superflui per una migliore Risalita.
Francesco d'Assisi lo sapeva bene: altrimenti sarebbe stato un Frate povero come ve n'erano mill'altri sconosciuti, e nessuno lo avrebbe ricordato.
E, se qualcuno pone l'accento sulla povertà materiale del Sommo Maestro, non mai comunque indigenza, e sulla famosa Frase del “cammello” e della “cruna dell'ago”, dobbiamo d'altra parte ricordarci, a tal proposito, dell'episodio della Maddalena che profuma i piedi del Signore, e di Giuda che invece la rimprovera, dicendo che i denari di quel profumo si sarebbero potuti dare ai poveri. Giuda, e certo non sarebbe stata l'ultima volta, stava sbagliando, e il Signore lo afferma chiaramente.
Il Culto e la Preghiera, ch'anno veramente negli ori, negli argenti, ne' balsami e negl'incensi, Simboli Potenti, e sono resi all'Onnipotente, non devono essere spodestati dal loro Primato in nessun caso, nemmanco fosse per le Buone Opere. Prima si guarda al Cielo, e poi ci si guarda intorno, con la Carità, la Forza e lo Spirito che vengon di Lassù.
Il Buon Cavaliere ama di cuore il Monaco che non ha altro che il proprio vestito di sacco, e che in quella Povertà Santa trova i Frutti del Signore. E lo abbraccia. Ma il Pontefice.. deh, è altra persona e altro Officio... A lui si bacia l'Anello Piscatorio d'oro... Non per lui, che oggi è colà, e domani non si sa, ma per ossequio all'Altissimo e a Pietro.
Qui alla Torre aspettiamo...
Aspettiamo, chissammai, un ritorno all'Edificio della Chiesa Romanica, proprio come i Monasteri Francescani, senza troppi fronzoli, ma Stabilissima nella sua Essenzialità e Monumentalità, non povera e triste, ma ricca di Felicissimi Simboli scolpiti nella Nuda Pietra.. dei Cuori.
Aspettiamo di certo con gioia quel Rinnovamento dell'Umiltà della Chiesa, di cui tanto si vocifera, in attesa del Ritorno del Suo Sposo, ma insieme a una Rinnovata Ascesi.
Aspettiamo dunque una Chiesa che si rinvigorisca sì nei Valori di Santa Povertà e Semplicità, ma che non sia semplicemente depauperata di valori.
Aspettiamo con Speranza e Misura... E sia Benedetto colui che viene nel Nome del Signore.

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