lunedì 13 aprile 2009

TERTIA DIE RESURREXIT


“Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.”

Dopo il Silenzio giunge la Luce. Questo Venerdì abbiamo osservato il Silenzio per due motivi.
Qualcuno penserà che l’immagine scelta per Questo Giorno sia poco consona, essendo per lo più considerata in relazione ai patimenti di Nostro Signore. Ma la Sindone ha invece la capacità di condensare in un’unica immagine, i segni tangibili tanto della Passione quanto della Resurrezione, e le due cose non possono in alcun modo, in verità, essere separate. Non vi può essere alcuna Resurrezione senza Passione. Non si esce dal Sepolcro se non si è passati dalla Croce, se non si è valicato il Luogo del Cranio, il Golgota. La Rinascita nello Spirito è inscindibile dalla Distruzione del Corpo, ancorché questa possa essere più o meno progressiva. Né, per altro verso, il Guerriero giunge alla Vittoria senza essersi trovato nel mezzo della Guerra, o può riposare nel Giardino senza aver attraversato la fitta e oscura boscaglia.
Il Cavaliere che abbia l’onore e la buona sorte di potersi inginocchiare innanzi al Sacro Lino, sente mancare il fiato, prova un senso di sacra vertigine. Per il Cavaliere, il Telo Santo, è una delle Reliquie più cariche di Significato. Egli è altresì consapevole che sono stati altri Fratelli Cavalieri a trovarLa, per Grazia ricevuta, e portarLa in Europa, e ancor più comprende il ruolo della Cavalleria, affidato dall’Alto, straordinariamente, a miseri uomini peccatori come lui, inutili strumenti. Che pure, se così Si Vuole in Alto, possono compiere grandi imprese. Quindi indegnamente ringrazia il Cielo.
Sul Telo Santo si possono vedere le impronte dei terribili patimenti sopportati, ma contemporaneamente, qui sta l’eccezionalità, e innanzitutto, si vede l’Immagine del Corpo di Cristo, un’Immagine che può essere stata lasciata solo dal Corpo di Resurrezione. Ma come è stata impressa? Invero la fisica e chimica qui poco importano; interessa Intuire ciò che accadde, senza bisogno di tante spiegazione pratiche. Un’esplosione di Luce, di Pura Energia, che imprime per i secoli a venire, un’immagine sul Tessuto. La Liberazione di un Qualcosa, che se pure si trovava potenzialmente nel corpo materiale, finché era legato ad esso non poteva irradiarsi in tutto il Suo Splendore. Una Energia (ma si badi bene che non di energia materiale e terrena si tratta) che ha trasformato il corpo stesso fino a farlo Essere di Nuova natura. Il Telo si sarebbe infatti adagiato sulla pietra come se ciò che conteneva fosse scomparso improvvisamente, almeno nella “forma” in cui si trovava. Questo dicono taluni. E chi scrive fermamente crede. Altri dicono l’opposto: la Sindone sarebbe il più grande falso mai realizzato nella storia. E dunque molti cercano la prova definitiva. Con ogni probabilità, non ci sarà mai prova definitiva: la Resurrezione, cardine della Lieta Novella, Certezza d’ogni credente, non può più imporsi con prove. Le prove ci furono Una Volta per Sempre, in maniera Paradigmatica. Il Verbo Divino non obbliga nessuno a crederGli, perché ha tanto più rispetto per l’uomo, e per il suo libero arbitrio, di quanto l’uomo ne abbia mai dimostrato nei confronti dell’Onnipotente. Né, del resto, vi potrà mai essere prova convincente per lo “scettico a priori”, il quale, abituato a vedere il male, l’inganno, a sperimentare il buio del dubbio, a vagare nelle tenebre, di fronte alla Luce è capace di chiudere gli occhi, o di voltarsi dall’altra parte… "Caeli enarrant Gloriam Dei", eppure pochi se ne accorgono.
Il Cavaliere, di fronte alla Sindone del Signore dei Signori, suo Re, Sacra Immagine di Morte e Resurrezione, non cerca prove, ma continua a pregare, ringraziare, e combattere anche per Essa.

Nessun commento: